BERLINGUER E LA TERZA VIA

BERLINGUER E LA TERZA VIA

 

COSI’ LA PENSA GEPPETTO SU BERLINGUER E LA FANTOMATICA TERZA VIA FRA COMUNISMO E CAPITALISMO- LA QUESTIONE MORALE E LA DIVERSITA’, NELLA FAMOSA INTERVISTA DI EUGENIO SCALFARI, CI RESTITUISCONO UN LEADER INTEGRALMENTE LEGATO AI MITI DEL SUO TEMPO- OSTILE A CRAXI, SMENTITO DALLA STORIA, DIMENTICATO DAI SUOI, EVITO’ MORENDO DI FINIRE TRAVOLTO DALLA CADUTA DEL COMUNISMO.  

 

 

 

Quarantacinque anni fa Enrico Berlinguer venne eletto segretario del PCI, in cui era entrato nel lontano 1944, quando il partito era ancora clandestino. Fu una figura di spicco del comunismo internazionale e della vita pubblica italiana per tutta la seconda metà del ‘900, fino alla morte avvenuta a Padova nel 1984, al termine di un comizio. Ma chi se ne ricorda oggi? Rimosso, se non per gli storici, e non solo a causa della rovina del tempo. Ieri si entrava nel Pantheon, oggi nell’album della figurine Panini, quando va bene.

Vale la pena ricordarlo e non solo per i pregi, che pure ebbe, ma per i difetti. Difetti che gli venivano da una generazione di dirigenti politici marxisti, in qualche modo congeniti.

Essi traspaiono bene nella “storica” intervista che nel 1981, cioè tre anni prima della morte, gli fece Eugenio Scalfari, fondatore di La Repubblica, fecondo scrittore che dà del tu a papa Francesco e scrive libri quali Incontro con Io e L’uomo che non credeva in Dio, dedicati al culto di se stesso.

LA FANTOMATICA TERZA VIA

L’intervista, dal titolo La questione morale, si colloca in un momento di degrado della vita pubblica italiana. Per distinguersene, rintuzzando le velleità di Bettino Craxi in politica interna, e la imbarazzante crisi del PCUS in politica estera, Berlinguer si era inventato un fantomatica “terza via” fra socialismo reale e capitalismo, detta anche eurocomunismo, vera e propria anticaglia da museo.

Il giudizio che Berlinguer dà sulle istituzioni politiche italiane è definitivo: “I partiti hanno occupato lo Stato e le sue istituzioni, a partire dal governo …Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico….. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni fanno… vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione viene data, un appalto aggiudicato, una cattedra assegnata, un’attrezzatura di laboratorio finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi..”

Con finta ingenuità Scalfari protesta: “Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle”… ma allora perché gli italiani sopportano e voi non avete conquistato la guida del Paese da un pezzo?

ITALIANI BRAVA GENTE?

Risposta: la gran parte degli italiani è sotto ricatto. “Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più” Insomma, il voto degli italiani è libero quando votano a favore di aborto e divorzio, non lo è più quando scelgono la DC o il PSI. Tesi ardita, postula che ci sia un popolo scostumato che va rieducato, in linea con la funzione pedagogica del socialismo reale, che suona: gli elettori hanno torto, sbagliano, anzi peggio, sono approfittatori, forse corrotti. Avrebbe dovuto ricordarsene Renzi dopo la scoppola referendaria costituzionale. L’avrebbero linciato davanti a Montecitorio.

Berlinguer, non pago, rilancia di fronte alle obiezioni di Scalfari: è un miracolo se il PCI con questo andazzo conservi, anzi rafforzi il suo consenso, perché il PCI non è come gli altri partiti, esso è “diverso” A tal punto che “gli italiani hanno paura di questa diversità” E passa ad elencare i punti di questa diversità marziana.

Primo, noi non vogliamo occupare lo Stato, come fanno gli altri; e confessa: “la DC e gli altri partiti hanno fatto ponti d’oro perché abbandonassimo questa posizione d’intransigenza e di coerenza morale e politica”.

Peccato che Berlinguer non dice che da decenni il PCI governa le Regioni e che, in ogni consiglio, presidenza, assemblea, ecc. di ogni organismo pubblico italiano, sono le stesse leggi o delibere a stabilire la composizione: ” di cui… tot.. alla minoranza”, dove minoranza stava sempre e soltanto per PCI.

Secondo, prosegue Berlinguer: noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e i poveri e gli emarginati difesi. Scalfari obietta che lo vogliono tutti, e Berlinguer replica che i comunisti, e solo loro, hanno le carte in regola per farlo, perché sono stati loro in guerra con i partigiani, in galera con gli operai, nelle borgate con i disoccupati, con le donne e il proletariato.

Il terzo punto di diversità è che il capitalismo va superato perché ha provocato gravi distorsioni e enormi sprechi di ricchezza.

LA DIVERSITA’ FRA SERIO E FACETO

Scalfari obietta che questi punti stanno nell’agenda di ogni socialdemocrazia europea di quegli anni. Dove sta la differenza?

Berlinguer si altera un po’, questo è un tasto che non vorrebbe sentire, perché gli ricorda Craxi e il suo riformismo. La socialdemocrazia tedesca, francese, europea insomma è seria, non quella italiana, dice in sostanza. “Dunque siete un partito socialista serio…” insiste Scalfari. Messo alle stretta, Berlinguer replica: ..”nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo… (pensa a quello reale? Se no che comunista sarebbe, seppure eurocomunista?).

QUESTIONE MORALE

Eugenio Scalfari, nel fotomontaggio nei panni di un pontefice

Ma la questione morale è il tarlo che rode il segretario del PCI. “La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori nelle alte sfere…bisogna scovarli e metterli in galera…. La questione morale fa tutt’uno con la guerra per bande, con l’occupazione dello Stato, con la concezione politica e i metodi di governo di costoro”. Tutto questo sfascio si è reso possibile, sostiene Berlinguer, per una “causa prima e decisiva: la discriminazione contro di noi”.

“Tutto nasce dal fatto che non siete stati ammessi al governo del Paese? – domanda incredulo Scalfari.

Risposta: “..noi non abbiamo mai chiesto l’elemosina di essere “ammessi”… dico che questa è una stortura, una amputazione… un terzo degli italiani per trentacinque anni non è stato rappresentato nel governo, che il sistema politico è bloccato”.

Enrico Berlinguer e Bettino Craxi

Peccato che Berlinguer dimentichi: che l’Italia era (ed è) Paese della Nato, che il PCI era fedele alleato e finanziato dal PCUS, che stava dall’altra parte della Cortina di ferro; che il patto “ad escludendum” nei confronti del PCI, che ha ingessato la dialettica dell’alternanza, era la logica conseguenza di questa natura del PCI e non “colpa” della maggioranza degli italiani e dei partiti che li rappresentavano.

Gli italiani non si fidavano, insomma, preferivano (o erano costretti a farlo) le ruberie e il malgoverno ai rischi che il PCI allora rappresentava. Meglio la libertà, per quanto periclitante. Segno di realismo e di buon senso, che sembra che il segretario del PCI non avesse nella analisi politica che traspare da questa intervista. Sul piano storico resta una domanda: il suo giudizio catastrofico e quello del PCI sul sistema Italia, e la palingenesi comunista, dipinta come panacea di tutti i mali, quanto hanno nuociuto all’immagine del nostro Paese e a indebolire il senso dello Stato e della comunità?

 

 

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