SENO

SENO

 

REINTERPRETARE IL SENO, MOSTRARE I SUOI MIRACOLI-TORNARE ALLE RADICI, FRA TURBAMENTO E ABBANDONO- INSENATURE ACCOGLIENTI DOVE TROVARE PACE OPPURE SBALLOTTATI DALL’ASSILLO DEL DESIDERIO. SENO, IL NOME DI UN PRESAGIO E IL DESTINO NEL NOME.   

Sînus, che sta per sinuoso, come in effetti è. Seno. Prolungamento dell’anima che le sta sotto, se essa coincide col cuore, che poi è passione, slancio. Ma forse, appoggiando l’orecchio, potrebbe sentirsi, come da piccoli, fra una ciucciata a l’altra di latte materno, la risacca del mare, quell’onda su onda, come si fosse in un’insenatura, stesi sulla sabbia ancora calda, o addormentati. fra due barche 

Portare in seno, sta per tenere segreto, cioè nascosto perchè tutto ci appartiene, ciò che, anche quando si distacca, rimane dentro, con noi, si fa sepolto e gioca ad occultarsi. Il taglio del codone ombelicale chiude un tempo, per aprirne un’altro, indefinito e perciò infinito come l’universo in espansione.

Poppa,il richiamo è sempre al nutrimento, che infatti si chiama pappa, quando papparsi evidenzia il peccato veniale della gola, la gioia delle papille gustative, il piacere solitario e segreto, che non sprigiona odori, da cui non sprizza goccia, bensì il nutrimento fisiologico del sangue, delle viscere, condito col sale del sudore e l’apprensione dello sguardo.

Minna, zinna, mammella, tette. Seno. Nomi e nomi che non riescono a definire appieno un oggetto che si vuole misterioso, per dire la stessa cosa sempre diversa. Il seno che si fa spettacolo a pois, che spunta sul carro di Tespi della satira politica, si fa grottesco e si snatura, si dilata, si maschera,  ma seno rimane. Oppure si imbelletta nel decolletè liscio e abbronzato di mannequin che mai hanno conosciuto gravidanze o zampillato latte sulla bocca famelica di un neonato.

Seno, che si fa collettivo, un rito oleografico, che nella esposizione fasulla delle gioie della maternità perde la funzione sua reale, e i neonati  stanno lì, appesi come bambole di pezza.

Scena di Amarcord di Federico Fellini

Anche il seno ha il suo straniamento, perde allora l’intimo ardore, si fa sterile e asettico. Una parabola discendente. Ecco allora la triste teoria di seni al silicone che non sarebbero piaciuti a Fellini, che amava invece annegare i turbamenti puberali fra le poppe delle tabacchaie, morbidi cuscini senza lussuria. Quanti sono fra di noi coloro turbati nei sogni dalla propria madre che, inconsapevole, apriva chinandosi il seno profumato, un ultimo guizzo di luce e di vita palpitante, prima di spegnere la luce e dare la buona notte?

SENO, la parte per il tutto, quella più citata da tempi immemorabili, da filosofi o da guitti, con humor inglese o sapida arguzia. Detti maschilisti, spesso, di ammirazione appiccicosa, da parte di saputelli che paiono pretendere di conoscelo meglio delle donne che lo portano. Detti memorabili o aforismi, proverbi. Eccone alcuni. 

Il paradiso in terra si trova nel seno di una donna, sul dorso di un cavallo, nelle pagine di un libro.
(Proverbio arabo)    

Una donna senza seno è un letto senza guanciale.
(Anatole France)

Ringrazio Dio di non avermi fatto nascere donna. Avrei passato tutto il giorno a toccarmi le tette!
(Woody Allen)

Se un uomo ricorda il colore dei tuoi occhi dopo il primo appuntamento vuol dire che hai le tette piccole.
(Anonimo)

Sotto la quarta non può essere vero amore.
(Claudio Bisio)

Dovreste smetterla di giudicare le donne dalle tette, ché se queste cominciano a giudicarvi dalle palle, molti di voi sono spacciati.

(Anonimo)

Hai le tette, vogliono il culo. Hai il culo, vogliono le tette. Hai tette e culo, vogliono le altre.
(antofirstlady, Twitter)

Ho i piedi piccoli perché all’ombra non cresce niente.
(Dolly Parton)

Il mio seno ha una carriera tutta sua.
E sta andando meglio della mia.
(Jennifer Love Hewitt)

Quando il seno è piatto si è più vicini al cuore.
(Louis Bouilhet)

Ma forse è bene finire in poesia, e per imparzialità riportare alcuni versi di una poetessa milanese, turbata nella mente e nel cuore, che da poco ci ha lasciati, e quelli del più noto poeta spagnolo, omossessuale, antifranchista:

“Amore, il mio seno era caldo e calda la mia potenza. Hai preso il mio seno per un bivacco e hai pianto a lungo sul cuore. Infine siamo morti di sogno.”
(Alda Merini)

“Mi perderei
Nei tuoi seni tremanti
Nelle profonde oscurità
Del tuo corpo soave.”
(Federico García Lorca)

Ma come dimenticare, in chiusura, la delicatezza del Cantico dei Cantici, compreso nell’antico testamento, fra gli scritti più ispirati a noi pervenuti sul tema: 

“I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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