SCUSATE L’AMORE

SCUSATE L’AMORE

Scusate l’Amore, sì scusatelo perché entra nelle nostre vite all’improvviso e scombina tutto quello che abbiamo faticosamente ordinato.

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La farfalla nella roccia, di Laura Canali

Mentre disegno le mappe geopolitiche, passo molte ore da sola, penso molto e guardo troppo le brutture del mondo.

Le inseguo, cerco di descriverle per renderle comprensibili. Mi rendo perfettamente conto che non devo affezionarmi troppo a una mappa perché quella situazione, faticosamente descritta, verrà rapidamente superata da altri eventi.

Eventi sorprendenti, spesso tragicamente sorprendenti. Faranno parte della storia moderna e la storia non è mai scritta da episodi di festa, ma sempre e solo da episodi violenti.

Questa continua visione del mondo in mutamento mi ha portato a una domanda, quasi come fosse una sfida tra me e me.

Esiste un elemento che non è mai cambiato? Nel minestrone di questo nostro mondo dove la geografia è il nastro trasportatore, esiste qualcosa che sia rimasta immutata? Un solo elemento fisso?

Sì, esiste e lo possiede l’essere umano.

Lo descrive perfettamente la poetessa russa Marina Cvetaeva, nata a Mosca nel 1892:

La lirica pura vive di sentimenti. I sentimenti sono sempre uguali a se stessi. Non hanno evoluzione, come non hanno una logica. Ci sono stati ficcati dentro il petto – come fiamme di una torcia – fin dalla nascita.

M. Cvetaeva, Scusate l’Amore Poesie 1915-1925, Passigli Editori, a cura di Marilena Rea – introduzione.


Ora, la poetessa Marina Cvetaeva non è proprio famosa come Jacques Prévert o la meravigliosa Wisława Szymborska, ma ha un legame con alcuni miei lavori di geopoesia e grazie a questo percorso mi è capitato di leggere qualcosa di suo. La Cvetaeva era contemporanea e amica di Osip Mandel’štam, al quale ho dedicato il lavoro l’Attesa; appartenevano entrambi al movimento simbolista russo.

A dare risalto al loro lavoro ci ha pensato Paul Celan che si è imbattuto casualmente nelle opere di Mandel’štam mentre lavorava come traduttore. Queste poesie erano state messe al bando dall’Unione Sovietica e per questo rimaste quasi sconosciute. Celan ha amato fortemente il lavoro di  Mandel’štam e da quel momento inizierà un cammino che lo porterà a riallacciare la sua poetica alle origini della poesia moderna.

La poesia moderna riguarda il movimento dei poeti maledetti iniziato da Baudelaire. Un genere che interrompe ogni rapporto con la poesia romantica dell’Ottocento e immette nei suoi versi, per la prima volta, anche quel lato oscuro dei sentimenti che fino ad allora era stato rimosso. Contemporaneamente, gli studi di Sigmund Freud cominciano ad esplorare la parte inconscia del nostro cervello.

Il binomio Poesia moderna-Freud completa il concetto di Amore. È la base per un inizio di libertà di espressione umana. Il romanticismo ci aveva quasi convinto che fossimo tutti buoni, belli e bravi.È  stato abbattuto un confine, un limite che aveva tante regole comportamentali opprimenti.

Durante la nostra esistenza sperimentiamo innumerevoli confini che ci definiscono, segnalando discontinuità, barriere da infrangere, divieti da osservare, soglie reali o simboliche.
I limiti ci circondano e ci condizionano da ogni lato e sotto ogni aspetto, a iniziare dagli immodificabili dati della nostra nascita (tempo, luogo, famiglia, lingua, Stato), orizzonti sensibili, intellettuali e affettivi del nostro animo per finire con il termine ultimo della morte.
La condizione della specie umana è però contraddistinta dall’essere circoscritta da limiti che sono mobili e cangianti, in quanto – a differenza degli altri animali – ha una storia articolata in culture che si modificano nel corso del tempo.
Con un paradosso si è detto che «l’uomo è l’essere confinario che non ha confini», proprio perché nel trovarli, per lo più li supera.

R. Bodei, Limite, il Mulino 2016, pag. 7.


Nella lontana Russia di Marina Cvetaeva, quindi, c’era una donna che combatteva per un Amore diverso, più profondo e molto passionale già alla fine dell’Ottocento:

io devo essere amata in modo del tutto straordinario per potere amare straordinariamente.
M. Cvetaeva, Scusate l’Amore Poesie 1915-1925, cit.


Naturalmente non troverà mai questo Amore, perché questa frase è una sfida per chi la legge, una sfida a non accontentarsi di volere solo bene ma di amare con quel fuoco di passione che ciascuno di noi ha dentro dalla nascita. È la spinta primordiale della Terra. È contemporanea alla creazione del mondo.

L’Amore è tutt’altro che pacifico e rosa, è desiderio accecante, è tensione, è illusione e aspettative, è gelosia, è rancore, ma può essere anche vite allacciate, condivisione, sostegno, fino a condividere tutta una vita insieme, bella e brutta ma che fonde la coppia per sempre. Spesso gli eventi più duri sono il collante più solido.

Ricomincio a osservare la geografia, il mio nastro trasportatore, e ho l’impressione che oggi ci siamo spinti un po’ troppo oltre con la liberazione del nostro lato oscuro.

L’Utopia è stata superata dalla distopia, l’Io è stato superato dall’Ego, la bellezza superata dalla bruttezza, la vita superata dalla morte.

Sì, il concetto di morte sembra diventato più interessante della vita, i suoi simboli sono ovunque, anche sulla biancheria intima di bambini e adolescenti, sui tatuaggi, nei messaggi subliminali dei vidogames. Ovunque un senso di rassegnazione al brutto.

Che fine ha fatto la Spinta primordiale della Terra? Dove l’abbiamo relegata? Perché c’è e questo è certo.

Un gabbiano – quell’uccello candidissimo che vola sul mare sfiorandone con le piume i flutti – si calò velocemente nel grembo profondo dell’Oceano.
Qui, accostandosi a Venere che stava facendo il bagno e nuotando, le rese noto che suo figlio Cupido si era scottato e ora se ne stava a letto malato, lamentandosi per il dolore provocato dalla ferita. Aggiunse poi che il nome della casa di Venere era sulla bocca di tutti, che tutti insomma chiacchieravano e sparlavano a non finire sul fatto che il figlio se ne andava a spassarsela in montagna, mentre la madre si era ritirata in mare a nuotare e che per questo al mondo non c’erano più alcun piacere, grazia o bellezza, ma ovunque solo cattivo gusto, volgarità e rozzezza.
Non si celebravano più matrimoni, non si stringevano più amicizie, non c’era più amore per i figli, ma un enorme caos generale e la sgradevole sensazione di rapporti umani squallidi.

Apuleio, la favola di Amore e Psiche – Giunti Demetra 2016 – pag. 97.


Articolo di Laura Canali  lo trovate sulla rivista www.limesonline.com nella rubrica Ricamando il mondo. 

Laura Canali è cartografa e pittrice. Nel 2017 l’ultima sua mostra a Roma presso le Case Romane del Celio dal titolo “Scusate l’amore”, a cura di Nicolas Ballario. Tutte le opere riprodotte, compresa la copertina, sono sue.

 

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