SE CI SEI BATTI UN COLPO

20 Set 2018 | 0 commenti

 

Arrivano nella vita dei momenti in cui le situazioni più ingarbugliate possono essere risolte con poche, calibrate decisioni. Così è anche in politica, se si intende per politica la sintesi creativa dei bisogni collettivi. COSI’ LA PENSA GEPPETTO

 

Il problema dei migranti e la crisi della UE sono i temi emergenti che ci porteremo verosibilmente irrisolti fino alle importanti elezioni europee del 2019. Allora, essi saranno ulteriormente aggravati, o percepiti tali, e coloro che hanno interesse a ingigantire i problemi e a seminare paura faranno cappotto. Intanto i vertici europei si susseguono, ma i problemi lì rimangono, e il dialogo è fra sordi, quando non trascende in dileggi livorosi o accuse reciproche.

Eppure basterebbe dare attuazione a tre azioni strategiche, pure prospettate, per ridare fiato ai movimenti in favore dell’Europa e contenere le spinte nazionaliste e populiste.

  • FRONTIERA EUROPA– Juncker, presidente della Commissione europea, ha proposto la costituzione di una vera e propria polizia di frontiera, forte di 10 mila agenti. Nei fatti si tratterebbe del superamento dello sciagurato accordo di Dublino (Berlusconi premier). Peccato che non esiste un limes europeo, ma solo quello degli Stati aderenti. Conservando gli Stati aderenti le proprie frontiere abbiamo impedito la nascita di una sola frontiera U.E., diversamente che negli USA. La proposta Junker sarebbe, comunque, un primo passo verso la nascita giuridica di una frontiera europea, finalmente sicura, fatto questo dalla forte valenza psicologica e politica.  Inoltre, l’indebolimento dei confini nazionali avrebbe come conseguenza inevitabile quella di considerare altrettanto inattuali e perniciosi i “confini” economici e fiscali che hanno differenziato gli Stati U.E. Una bella risposta contro le spinte disgregatici di coloro che pensano che i singoli Stati, nella globalizzazione, possano fare da soli. O per rivedere regole come quella (tanto per dirne una) che permette a Dublino (legittimamente) di tassare Facebook, Google e compagnia bella all’1%. O ai paesi di Visegrad di continuare a lucrare fondi comunitari e a voltare la testa dall’altra parte quando si tratta di dividere i sacrifici o di esigere il rispetto sostanziale delle regole democratiche.
  • MONEY– Il bilancio federale Usa è circa il 25% del Pil americano, quello della UE l’1%, ciò rende ininfluente l’apporto dell’Europa ai piani di sviluppo e ammodernamento, senza i quali il vecchio continente sarà destinato a contare poco o niente. Un esempio dall’assenza dell’Europa è il Medio Oriente e l’Africa, due aree strategiche nel lungo periodo. Non solo siamo esclusi da ogni possibilità diplomatica di risoluzione dei conflitti, ma rischiamo di non essere nemmeno più partner economici: la Cina ha investito 60 miliardi e altrettanti ne ha preannunciati, l’U.E. solamente 3,5, una miseria.
  • PIU’ EUROPA– La signora Merkel vuole chiudere in bellezza la sua lunga e prestigiosa carriera politica? Se la risposta fosse affermativa non le resterebbe che assumere la presidenza della Commissione europea e da lì cambiare radicalmente questa Europa asfittica, evanescente e incompiuta. La sua guida vorrebbe dire che la Germania finalmente si assume responsabilità e direzione della U.E. nel ruolo storico che sola può svolgere, in linea con gli ideali di Adenauer, Brandt, Schmidt, Kohl, per rimanere in Germania. Vorrà farlo? Magari proponendo una Costituzione europea dove le libertà fondamentali, le istituzioni, l’economia, le finanze, il lavoro, la politica estera, ecc. possano essere solennemente codificate e condivise, chi ci sta ci sta? Si può, anzi si deve, trasformare un mercato in una patria comune! Avrà il coraggio e la statura, anche etica, per farlo?  Sarebbe una ventata di novità e una carica di energia per i sostenitori della vera integrazione del Continente e una scoppola sonora ai tanti scomposti, ma non meno esiziali, antieuropeisti e populisti. Magari, visto che di elezioni europee si tratta, i partiti che voglio più Europa potrebbero affiancare al proprio simbolo un simbolo comune.    
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