CHI SONO

 

Aprire un blog e darsi uno pseudonimo, cioè un nome falso, un NickName? Perché? Forse perché (per ricordare l’esemplare, irraggiungibile Jorge L. Borges) non esiste nulla di più vero del falso? O forse perché soffro di un disturbo dissociativo? Oppure perché sotto l’identità segreta N.N. si nasconde un “impresentabile”? Ma forse potrei anelare ad un’altra identità che mi faccia credere di essere un super eroe, anziché il lumpen-blogger (uno straccione de la plume) che sono? N.N. erano, infatti, le iniziali con le quali si colmava il vuoto anagrafico sui documenti di identità quando non si nasceva con la camicia, ma su una ruota di convento. Ma l’identità di comodo o lo pseudonimo potrebbero avere puro carattere difensivo: evitare pubblicità sgradite attorno ad una casata nota e facoltosa. Oppure servire a sottrarre una persona conosciuta dal pettegolezzo, dal gossip, tenendola coperta sotto un nome di battaglia che gli consenta più libertà e sincerità espressiva, per poter dire, senza anatemi, pane al pane e vino al vino. La lista dei perché è infinita, io mi fermo qui.

Il tema dell’identità segreta è vecchio come il mondo. Si confonde con quello della maschera, del doppio, della realtà parallela, con gli slittamenti temporali. Chi non si cela si inventa una biografia, succede ogni giorno: dal semplice curricolo di chi cerca lavoro alle patinate e forbite note biografiche di case editrici o nelle auto presentazioni elogiative. Forse Pirandello esagerava nei numeri, quando pensava che ognuno di noi è Uno, Nessuno e Centomila. Ma il senso è quello! Perché accontentarsi di una personalità sola quando se ne possono avere a bizzeffe. Un altro Io è sempre presente e veglia su di noi, magari senza chiamarsi Angelo custode. Un alter ego nel web è diventato un accessorio, se non proprio la reincarnazione nell’avatar. Anche l’identità di genere è indeterminata: per comodità scriverò come fossi un maschio, ma non è detto io lo sia nella realtà.

Ah, perchè NincoNanco? A metà ottocento, nell’Italia del Sud, è vissuto, in effetti, uno chiamato Ninco Nanco, al secolo Giuseppe Nicola Summa, sbandato cui non riuscì nemmeno l’arruolamento nelle fila dei garibaldini e che morì da brigante. Trovate alcune pagine a lui dedicate in internet. Ho scelto il nome per la sua cacofonia e perché facile da ricordare, come i personaggi delle filastrocche che mi cantavano da piccolo. Uno qualunque è dunque nessuno e può essere tutti. Cioè NincoNanco.

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