Gadda e Céline, due funamboli della parola

20 Apr 2015 | 0 commenti

Carlo Emilio Gadda

Carlo Emilio Gadda

Mi è capitato in mano Accoppiamenti giudiziosi, un libro di Carlo Emilio Gadda che raccoglie racconti scritti fra il 1924 e il ’58 e pubblicati in Italia nel 1963.

E’ inutile che sottolinei  l’inesauribile invenzione linguistica e la graffiante ironia che rendono queste pagine memorabili.  L’umore che ne esce, il sapore finale che persiste nella mente come il profumo di certi vini di pregio ricordano alcune pagine di Céline, un altro fantastico inventore della lingua scritta.

Non so se i due abbiano avuto modo di leggersi, erano coetanei, Gadda nato il 1893 e Céline il 1894, ma le loro parabole furono così diverse che forse uno ignorava dell’altro.  Poi ci furono di mezzo ben due guerre.

Eppure, punti di contatto se non di affinità si possono riscontrare, ad esempio  l’uso dei tre punti sospensivi. Per Gadda, i puntini sono la sospensione del discorso per dare alla pagina un andamento discorsivo, più vicino alla lingua parlata; altre volte sono spazi riempiti di silenzio eloquente, di sottointesi, di allusioni.

 

Ferdinand Céline

Ferdinand Céline

Per Céline, i puntini rappresentano, come pure scrisse, le traversine dei binari sui quali fare scorrere il treno delle emozioni del linguaggio parlato attraverso quello scritto.

Non siamo solo di fronte a un indugio sospensivo, ad una ripresa di fiato; lo spazio segnato di puntini non è solo più temporale, ma concettuale. L’inudibile, l’indicibile, l’incomprensibile trovano modo di stiparsi in quello spazio, urtandosi e soffocandosi,  simili a folla chiassosa, irrequieta, mutevole, capricciosa.

Uno spazio che fa da eco, che diluisce e prolunga, spesso distorce, impressioni e sentimenti.

E’ lo spazio dell’accusa non formulata, del giudizio non pronunciato, ove le cose dimenticate o abbandonate rispuntano come rimorsi. Uno spazio in cui Céline trova un impossibile rifugio, una tregua che gli permette di scrivere, fra una febbre dell’anima  e l’altra.

Chissà se fra la minuta, ariosa e curatissima prosa di Gadda, nutrita di barocchismi smaglianti, e quella di Céline, spezzata, sincopata, stropicciata, ma viva come un risentimento doloroso, non vi siano altri punti di disturbato contatto.

 

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