Modì

20 Apr 2015 | 0 commenti

Amedeo Modigliani Grande nudo disteso

Amedeo Modigliani Grande nudo disteso

Primavera 2015 effervescente a Torino. Diversi gli eventi che accompagneranno i turisti, a cominciare dalla estensione della Sindone, al Salone del libro, al festival del jazz. Alla GAM è aperta fino al 19 luglio la mostra Modigliani e la Bohème di Parigi. Ben allestita al primo piano, in un’ala sottratta alle raccolte permanenti, la mostra è contenuta in quanto a opere  esposte, ma accurata è la didattica, mentre il catalogo Skira presenta riproduzioni non perfette (meglio e a più buon prezzo  un testo sul livornese nella linea masters). Ciò che sorprende della mostra torinese è l’assenza di nudi femminili, un soggetto più volte ripreso da Amedeo Modigliani con esiti fra i più strepitosi . Un vero peccato perché è dalle carni abbaglianti e vive, dall’ansietà di quei rossi stesi come pece bollente su quelle modelle coricate, di spalle, o abbandonate sul dorso fra le lenzuola ancora calde, fra fatica e sonnolenza,  che si sprigiona la fiamma dell’erotismo mediterraneo, sconosciuto a Matisse o Picasso. Bruciava lui, bruciano le sue modelle. Peccato! Eppure bastava poco, date Parigi o Milano come non pervenute, bastava alzare lo sguardo verso il Lingotto, forse due o tre chilometri più in là, alla Pinacoteca Agnelli. Sotto la cupola di Renzo Piano, sul tetto dell’ex fabbrica Fiat, è esposto il Nu couché, un’opera del 1917, quando ancora le donne non si depilavano le ascelle. Probabilmente esposta la prima volta a Parigi nella mostra personale di nudi presso la galleria di Berthe Weill, chiusa dalle autorità perché giudicata oscena. Esclusa la possibilità che il curatore non sapesse di questo quadro, non rimane che pensare a un (improbabile) diniego al prestito da parte della Pinacoteca Agnelli, oppure ad uno svarione.  Non manchiamo mai di esaltare la necessità di collaborare, interagire, stare in rete. E poi? Non riusciamo a parlare nemmeno fra di noi? In Italia non finiremo mai di sorprenderci.  Sarà fatto qualcosa nel 2020 per commemorare Modigliani, a cento anni dalla morte? Oppure lasceremo cadere il silenzio su un artista unico perché inimitabile, che chiude la tradizione figurativa dell’800, portando alle estreme conseguenze la lezione dei grandi maestri del Rinascimento, e si avventura, sorretto dal sentimento e dal presagio,  nella modernità del XX secolo?

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