IL VAGABONDO DEL MANGA

IL VAGABONDO DEL MANGA

ECLETTICO E GIRAMONDO, PLURIPREMIATO, MA SOPRATTUTTO CURIOSO- IGOR TUVERI DISEGNA  SEMPRE LA MEMORIA E IL TEMPO, STRATIFICANDO PASSATO E PRESENTE CON LA SENSIBILITA’ DELL’ARTISTA CHE SI INNAMORA DI CIO’ CHE VEDE E DISEGNA PERSONE NON PERSONAGGI.

 

“Mi piace: il suono dei geta nelle strade di Tokyo, la musica di Fats alla mattina presto, leggere Cechov quando viaggio, parlare con una bella donna e innamorarmi della sua intelligenza, i quadri di Redon esposti al buio, nei piani alti del Musée d’Orsay, la birra Sapporo bevuta nel 94 a Sendagi. La luce del pomeriggio nella mia casa di Parigi, il frusciare delle palme a Capitana, il telefono che tace, andare al mare di primavera e scrivere, Buster Keaton, capire come un artista ha disegnato una cosa, leggere le lettere, il white russian, stare seduto, immergermi in altri tempi, altri luoghi. Cucinare qualcosa, stare all’ascolto, immaginare come viveva Hokusai, perdermi, emozionarmi davanti a una bella foto, osservare i palazzi e capire chi li ha abitati.” (presentazione tratta sul suo sito ufficiale http://www.igort.com/).

 

E’ appena uscito Il vagabondo del manga il secondo volume di Quaderni Giapponesi, il diario di viaggio dedicato al Giappone scritto e disegnato da Igort, uno dei più apprezzati e importanti disegnatori italiani contemporanei. Anche questo caso si tratta di un diario di viaggio in cui Igort – che è nato a Cagliari nel 1958 e il cui vero nome è Igor Tuveri – racconta il Giappone antico e contemporaneo attraverso le storie e le opere di artisti, poeti, autori di manga e di anime, mescolate a incontri con fabbricanti di carta dei nostri giorni, sapienti buddisti e hikikomori, gli adolescenti che rifiutano il mondo e vivono isolati per anni. Il volume è una sorta di suggestivo compendio artistico e storico del Giappone, pieno di haiku, commenti su libri antichi, inserti di fotografie vecchie e recenti, raffigurazioni di miti incubi e sogni, disegni ispirati ai manga, tutto tenuto insieme dallo stile raffinatissimo, elegante e lirico di Igort.

Igort, che ha vissuto 20 anni in Giappone, racconta così la nascita del libro:

«Per anni ero tornato in Giappone, un luogo che oramai mi appariva come “casa”. Eppure quella fu la prima volta che mi abbandonai a un viaggiare senza scopo. Non c’erano appuntamenti o incontri da fare, viaggiavo per il gusto di perdermi. E forse, cominciai a capire, perdersi in luoghi sconosciuti permetteva di penetrare in stanze segrete, di un sé più profondo. Mi preparai ad accogliere quello che il viaggio avrebbe portato, come Miyamoto Musashi preparava i suoi duelli. Con la precisione che lascia la porta aperta al caso, per dare il benvenuto all’inimmaginabile»

Il vagabondo del manga è stato pubblicato dalla casa editrice Oblomov, fondata dallo stesso Igort e parte da La nave di Teseo. Si può acquistare anche una versione in edizione limitata, di cui esistono 999 copie firmate e numerate. Oltre al primo volume di Quaderni giapponesi (potete sfogliare qualche tavola qui), Igort ha pubblicato anche Quaderni russiQuaderni ucraini (di cui trovate dieci tavole qui) e Pagine nomadi.

 

 

I veri scrittori

I veri scrittori

Carlo Emilio Gadda

Carlo Emilio Gadda

I veri scrittori sanno riconsegnarci le parole non come “riconoscimento”, ma come “visione”.

Questa frase è stata scritta da Aldo Grasso, giornalista e critico televisivo,  in un articolo di feroce commento dell‘ultima performance televisiva di Roberto Saviano. Commento che condivido, ma non voglio qui parlare di eloqui o sproloqui, ma del mestiere di scrivere e di che cosa distingue uno scrittore vero da un assemblatore di parole.

Prescindo dal fatto che uno “abbia qualcosa da dire”, perché lo do come il naturale presupposto del “ben detto”, anche se esempi contrari sono ormai una folla, davanti ai quali rimango incredulo e mi domando: ma cosa mai può spingere uno a scrivere (che costa fatica!) se non ha nulla da dire? Risposta impossibile che si inabissa nei meandri della psiche, a meno che non ti chiami Luciana Littizzetto, Alex Del Piero,  o come altra scosciata  velina o sportivo di turno, perché in questo caso il gretto movente venale è addirittura sfacciato.

Il tragitto dai campi sportivi, dai  talk show televisivi, dagli scranni del Parlamento, dalle scene del delitto, dalle ruberie e dagli scandali sessuali al libro, è oramai una linea retta e una predestinazione editoriale.

Non è un caso, ma la tristissima realtà, che il libro più venduto nel caravanserraglio del Salone del Libro di Torino del 2014, venghino signori, venghino, è stato di Del Piero, centravanti della Juve; ciò ha suscitato le ire del togato figlio del giovane Holden,  Alessandro, che ha borbottato: è come se io mi mettessi la maglia del numero 10 e fossi osannato calciatore. Bravo, bene, bis! Caro Baricco, chi di spada ferisce di spada perisce!

Ma si diceva riconsegnare le parole, che non possono che essere quelle inevitabilmente consunte dall’uso, secondo un lessico corrente, ne bastano un migliaio per scrivere un romanzo, un po’ come le 7 note per scrivere una sinfonia.

Manganelli

Giorgio Manganelli con Elsa Morante da giovane

Certo, posso essere come Gadda o Manganelli e resuscitare dalle catacombe le parole più desuete, ma non per questo meno polverose, anzi.

Allora la funzione di “riconsegnare”  un grumo di parole ben disposte sulla pagina, parole familiari, e perciò stesso riconoscibili, ma che nello steso tempo siano come trasfigurate, non è facile.

A da dove passa questa trasfigurazione vista come anticamera della “visione”? Il parallelo con la musica mi aiuta. Come nella tonalità armonica e nel succedersi melodico, ciò che conta è la sequenza di apparizione, il reciproco legame e la piena rispondenza fra significante e significato; più semplicemente fra parola e insieme deve formarsi una eco espressiva in grado di illuminare le parole sottraendole alla genericità e all’oblio. Quando questa riesce allora le parole mutano di senso, hanno una loro vita autonoma e il racconto si allontana dall’atto dello scrivere per diventare atto creativo e fondativo, pronto a ricevere la “visione” vivificante di chi legge, che lo fa con la trepidazione della scoperta, come se fosse per la prima volta.

In una parola è l’ispirazione e un poco di mestiere che fanno la differenza e poi la fortuna di non essere troppo in anticipo sui tempi.

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