NUMERO UNO

NUMERO UNO

CONSIDERAZIONI SEMISERIE SUL COVID 19, FRA ASTERIODI, MAO TZE TUNG E IL MURO DI BERLINO CHE MINACCIA DI SEGREGARCI TUTTI- COSI’ LA PENSA GEPPETTO

Tutti a cercare il numero UNO. Ma esiste il numero uno, il portatore primi-genio, anzi primi-virus, alias coronavirus? Tutti lo cercano, nessuno lo trova, nemmeno nelle redazioni dei giornali, negli scantinati dello Spallanzani. A nessuno è finora venuto in mente di cercarlo con un click là dove di solito se ne annidano parecchi: sul web, magari colto in intimità con una fake-news. Ma come: non c’è un hacker fabbricatore di malware in grado di scovarlo? Non ci credo.

Geppetto

Dice: è come cercare un ago in un pagliaio, anzi peggio, perché chi lo conosce? Il mio professore di semiotica diceva: una cosa non la conosci se non gli dai un nome. Eh, no! Un nome glielo abbiamo dato al virus, anzi due (uno per i dotti) ma continuiamo a non conoscerlo. In compenso lo vediamo.  Ne abbiamo vista l’immagine, a colori; tolti i suoi peduncoli, la scambi per la foto Nasa di un asteroide, lontano miliardi di anni luce: COVID 19, gli andrebbe bene il nome. Ma non per questo sono più tranquillo, anzi.

A proposito del focolaio di Wuan: una volta si diceva: la Cina è vicina, ma solo dalle parti di Lotta continua o dei comunisti e proletari, per intimidire i borghesi. Il Mao, finita la Grande Marcia, era impegnato nel grande “Balzo in avanti”.  Cose che nessuno capiva, ma affascinanti. Meglio allora, quando tutto stava oltre la Grande muraglia.

Quindi ‘sto virus lo vedi ma non lo conosci, dobbiamo rassegnarci. Eppure, il nemico è in mezzo a noi, subdolo, nascosto in un colpetto di tosse. Nemmeno quando causa la morte, si mostra, lasciandoci il dubbio se il poverocristo già malandato di suo, sia morto per le complicanze del diabete o per infarto.

Ma torniamo al virus. Attenzione per i lettori, mentre ne scrivo ho indossato la mascherina, che non si sa mai. Ho acquistato a millecinquecento euro lo gel x germ e ne ho spalmato la tastiera, che adesso è impiastricciata, ma per fortuna  uso quella virtuale.  Prevenzione, la migliore difesa è l’attacco (arte della guerra Tzun Sun VI secolo  a.c.), ecc,ecc.

Col passare delle ore un dubbio si è ingigantito dentro di me. Ma non è che il virus lo cerchiamo fuori mentre lo dovremmo cercar dentro, in ognuno di noi? Non è che siamo tutti numeri UNO?

Dicono: la paura è peggio del virus. Credo abbiano ragione, non si vive con la paura, si sopravvive e male. Sapere che non c’è un untore è bello. Posso tornare ad abbracciare mia moglie, dopo avere demolito il tramezzo che abbiamo fatto in casa, come fosse il Muro di Berlino, all’insegna della libertà.

Siamo dunque tutti positivi? In fondo sarebbe una soluzione. Se alla fine di qualcosa dobbiamo morire, meglio di un virus.

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