Dal 22 settembre 2022 al 29 gennaio 2023, Palazzo Reale di Milano celebra Richard Avedon (1923-2004), uno dei maestri della fotografia del Novecento, con la mostra che ne ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera attraverso immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).
Richard Avedon ha rivoluzionato il modo di fotografare le modelle, trasformandole da soggetti statici ad attrici protagoniste del set, mostrando anche il loro lato umano; ma anche il ritratto: i suoi sorprendenti scatti alle celebrità, in bianco e nero e spesso di grande formato, sono capaci di rivelare il lato psicologico più interiore della persona ritratta.
Il percorso espositivo, suddiviso in dieci sezioni – The Artist, The Premise of the show, Early Fashion, Actors and Directors, Visual Artists, Performing Artists / Musicians and writers / Poets, Avedon’s People, Politics, Late Fashion, Versace – si costruisce attorno alle due cifre più caratteristiche della sua ricerca: le fotografie di moda e i ritratti.
Prima che Dovima si appoggiasse alla proboscide di un elefante, prima che Richard Avedon annunciasse al mondo una nuova eleganza post atomica, così sicura, così altrettanto folle e ottimista da sfidare la forza della storia e della natura, il Cirque d’Hiver, che a Parigi ha visto nascere quest’immagine epocale, ricorda un garzone di macelleria, Louis Dejean, un diciannovenne che nel 1811 si era lanciato negli affari, aveva aperto un circo sugli Champs-Élysées, era diventato ricco e aveva comprato un terreno che nessuno voleva su Boulevard du Temple, “Boulevard du Crime” per chi conosceva bene la zona e la evitava. Ma è proprio camminando fino all’ingresso di questo tempio dell’arte circense, al 110 di rue Amelot, a oggi il più vecchio circo al mondo ancora attivo, che si può cogliere la ricchezza della mostra dedicata ai sessant’anni di carriera di Richard Avedon, a cura di Rebecca Senf e aperta a Milano in collaborazione con Versace, a Palazzo Reale dal 22 settembre e dal titolo perfetto Richard Avedon. Relationships (catalogo Skira).

Un volteggiare di relazioni, questo nuovo incontro con uno dei geni americani della fotografia, un susseguirsi di numeri magistrali sulla pista della moda e della cultura, e quel che sorprende di più un funambolico esercizio di coincidenze tra vite altrimenti lontanissime.
L’11 dicembre 1852 il circo di Louis Dejean è inaugurato alla presenza di Napoleone III, autoproclamatosi imperatore dei francesi pochi giorni prima. Di fatto è la sua prima apparizione in pubblico e il circo viene subito battezzato Cirque Napoléon, per poi diventare Cirque National alla caduta del suo patrono. Eppure qualcosa dell’allure imperiale resta perché il nuovo impresario è Victor Franconi, cavallerizzo abilissimo e insegnante di equitazione di Luigi Napoleone e dei suoi figli. È Victor a dare alla sua creatura il nome definitivo di Cirque d’Hiver, contraltare di un circo estivo sugli Champs-Élysées, ed è ancora Victor a intuire che il pubblico comincia a perdere interesse ai numeri equestri e cerca una leggerezza diversa, quella del trapezio.

Jules Léotard, inutilmente avviato alla carriera d’avvocato, ginnasta acrobatico e inventore dell’arte del trapezio volante segna l’inizio di un’altra epoca e a lui si deve anche la creazione della prima tutina aderente, leotard in inglese, che avvolge ed esalta ogni curva del corpo maschile. Il Cirque d’Hiver farà di quest’uomo un sex symbol. Ma intanto gli affari vanno male e a peggiorare la situazione è l’arrivo nel 1889 a Parigi di un circo sensazionale, The Buffalo Bill’s Wild West, seguito da un altro gigante americano, il circo Barnum. Franconi lascia.
Volo di trapezio e questa storia prosegue in Russia perché nel 1890, con l’ascesa al trono di Alessandro III e la nuova ondata di pulizia etnica, Israel Avedon sbarca a Ellis Island, raggiunto l’anno dopo dalla moglie e cinque figli, compreso Jacob, padre di Richard. Richard nasce il 15 maggio 1923 e il 12 ottobre dello stesso anno, dopo una lunga crisi, riapre il Cirque d’Hiver, ora diretto da Gaston Desprez. Altri sogni, altri debiti, altra storica famiglia circense, i Bouglione, che intervengono a salvare quella che ormai viene considerata un’istituzione. La parata della riapertura, che attraversa Parigi, avviene il 17 novembre del 1934 e per l’occasione i Bouglione schierano i loro due elefanti, a cui ne aggiungono altri tre presi in prestito dallo zoo del Jardin d’Acclimatation e altrettanti offerti dal Circo Althoff.
Contemporaneamente a New York, Richard Avedon inizia a fotografare con la classica Brownie, cui seguirà la più autorevole Rolleiflex. Primi ritratti alla sorella Louise e alla cugina Margie. Nel 1935 Dick, così in famiglia, rimane folgorato dalla grazia di Fred Astaire e Ginger Roger in Top Hat e nello stesso periodo gli Avedon – il padre era responsabile di un negozio di stoffe – si abbonano a «Harper’s Bazaar», rivista all’avanguardia, americana ma francesissima, la prima a pubblicare i rayogrammi di Man Ray e i salti di Martin Munkacsi. Sono queste, insieme alle fotografie di moda di Edward Steichen, allora a «Vogue», le immagini che ricoprono i muri della camera di Richard.

Il tempo di andare male a scuola ed entrare in marina, servizio fotografico alla Sheepshead Bay di Brooklyn, il tempo di svenire documentando l’autopsia di un marinaio e riprendersi tra centinaia di foto tessere di commilitoni, e Dick ha portfolio e coraggio per presentarsi al deus ex machina di Bazaar, Alexey Brodovitch, altro émigré russo, ma dalla Russia bianca, aristocratica, coltissima e francofila. Avedon viene assunto e nel 1947 arriva a Parigi per fotografare le collezioni di alta moda. Carmel Snow, direttrice di «Bazaar», alloggia al San Regis nella stessa suite che fu di Adolf Hitler. Anche il Cirque d’Hiver aveva conosciuto il nazismo e durante l’occupazione era stato affidato a Paula Busch, cavallerizza tedesca, perché a Berlino il suo circo era stato bombardato.

Nel 1946 il Cirque d’Hiver riapre, completamente rinnovato, un altro New Look francese come quello che renderà celebre Christian Dior. Il New Look di Avedon è la moda ritratta per la prima volta in strada, movimento, energia cinematografica, passi di tip-tap, romanticismo e surrealismo insieme.
Al rientro a New York la carriera di Avedon decolla, molti ritratti e un giorno del 1955 in studio arriva Marilyn Monroe, che ha appena girato Quando la moglie va in vacanza. Insieme a lei, oltre a Billy Wilder, c’è un fotografo, Sam Shaw, che documenta il backstage dell’incontro. Poche settimane dopo, ad agosto, Richard e Carmel sono di nuovo a Parigi a raccontare questa volta la linea “H” di Dior, di sobrietà rinascimentale, ispirata, parole del couturier, al magnifico ritratto che lo stesso Avedon aveva realizzato a Marella Agnelli nel 1953. A Parigi arriva anche Sam Shaw, fotografo di scena del film Trapeze di Carol Reed, con Burt Lancaster, che era stato davvero trapezista da ragazzo, Tony Curtis e Gina Lollobrigida, e la sua controfigura ai volteggi in aria è Sandrine Bouglione. Le riprese sono al Cirque d’Hiver, Sam chiama Dick e lo invita sul set. Appena Avedon vede l’enorme corridoio nel quale sono tenuti gli elefanti, intuisce tutto.

Il giorno dopo Dovima, nome composto dalle iniziali di Dorothy Virginia Margaret Juba, modella mito, posa accanto agli elefanti e indosso ha il primo abito disegnato per Dior dal diciannovenne Yves Saint Laurent. Tredici scatti, e la fotografia diventa il glamour di un’epoca. Qualcosa d’ineguagliabile, come sapevano i Bouglione, che ancora oggi gestiscono il Cirque d’Hiver. Qualcosa di misterioso, come intuiscono i clienti del Two Guys Pizza, a Fort Lauderdale, in Florida, dove Dovima nel 1975, quasi cinquantenne, tre matrimoni alle spalle e senza soldi, lavorava come cameriera. Troppo elegante, troppo sublime per essere una di lì.
Alla morte di Dovima nel 1990, il proprietario della pizzeria aveva svelato il segreto e aveva appeso nel locale il poster della celebre immagine di Avedon. Nessuna stella del Cirque d’Hiver era mai arrivata così lontano.
Laura Leonelli , Il Sole 24 Ore
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