BARBARELLA

30 Mag 2018 | 0 commenti

 

DALLA REPUBBLICA DI PLATONE AL SALOTTO DI BARBARA D’URSO: COME UNA COMPARSATA IN TV SVELA L’ANIMO DEGRADATO DELLA POLITICA- SALVINI E DI MAIO CATTURATI COME DUE UCCELLINI NELLA PANIA, DAI RICCIOLI BIONDI E DALLA VOCE FLAUTATA DELLA PRESENTATRICE.

COSI’ LA PENSA GEPPETTO

Non ho mai avuto particolare feeling per la zuccherosa padrona del pomeriggio in tv, idolo mi si dice di massaie disoccupati e  pensionati (che sono naturalmente parecchi in questo Paese per vecchi e senza lavoro). L’abbagliante capigliatura simil-bionda e la seducente mise della signora, non riescono, ai miei occhi saltuari di distratto spettatore, a nascondere i difetti di quella che viene definita tv spazzatura, che sadicamente viviseziona in diretta i sentimenti più intimi, pretende di rappresentare il sentimento del tempo, mentre guarda con disprezzo all’ informazione, se questa non fa audience. Bei tempi quelli del maestro Manzi o di Ugo Zatterin? Irripetibili quelli di Sergio Zavoli? Non esageriamo, diciamo solo che una tv diversa, più rispettosa e di contenuto è possibile, auditel o meno.

Gianmaria Tammaro della Stampa di Torino

A volte però anche alle dive televisive, a loro insaputa, può succedere di essere più efficaci di una stampa monocorde. La doppia intervista ai due capi del populismo italiano è stata una pagina di grande chiarezza, ed è riuscita a mettere a nudo, fuori del linguaggio criptico del politichese, tutti gli equivoci, le mezze verità, i reali (s)propositi dei due dioscuri ( il Càstore Di Maio, disarcionato dall’agognato cavallo governativo, e l’incazzato Salvini-Polluce, che da vero pugile carica a testa bassa, anche se mostra di avere lo sguardo lungo.  

Non avendo dimestichezza con la signora dei salotti, non mi resta che lasciare la parola al bravo giornalista della Stampa Gianmaria Tammaro che ha scritto un articolo sulla magica apparizione tv dei Dioscuri, vera e propria materializzazione via cavo della crisi della politica, delle istituzione e degli italiani. Comunque la si possa pensare.

L’articolo è preceduto da alcuni aforismi sulla politica, scelti a caso. Tutti pongono la domanda di fondo: ma la democrazia parlamentare ha ancora un futuro? 

 

 

Anni fa le fiabe iniziavano con “C’era una volta…”.

Oggi sappiamo che iniziano tutte con “Se sarò eletto…”
(Carlyn Warner)

Non esistono governi popolari. Governare significa scontentare.
(Anatole France)

La politica è l’arte d’impedire agli avversari di fare la loro.
(Roberto Gervaso)

La classe politica, in guerra con gli elettori. Ecco la vera lotta di classe.
(Valeriu Butulescu)

Altre analoghe citazione le potete trovare (qui)

 

Un’immagine dal profilo Instagram di Barba D’Urso (@barbaracarmelitadurso)

Prima li divide, facendoli entrare uno per volta. Poi gli fa le stesse domande, usando le risposte dell’uno contro l’altro. Sembra incredibile ma alla fine la prima a far crollare dall’interno la coppia Di Maio-Salvini è proprio Barbara D’Urso, che li ha avuti entrambi come ospiti a “Pomeriggio 5”.  

Punto di partenza, ovviamente, la crisi istituzionale. La rottura, decisa, tra maggioranza e Quirinale. E tra smentite più o meno decise e voci di pressioni internazionali sul presidente Mattarella, arriva il primo errore. E a commetterlo è Luigi Di Maio. Fatica, annaspa; non riesce a trovare quel consenso che, forse, s’aspettava di trovare nel salotto della D’Urso. E quindi gioca al rialzo: ogni parola viene seguita da un fiume in piena di sensazioni, idee, proposte. Traballa. Poi alza il tiro, e sbaglia: dice che dopo il nome del professor Savona, proposto come Ministro dell’Economia, lui e Salvini ne hanno fatti altri. «Bagnai e Siri», dice.  

Barbara D’Urso in versione casalinga su Instagram

Appena pochi minuti dopo, sempre in diretta, arriva la smentita del Quirinale. E Barbara D’Urso è tanto brava da leggerla a Matteo Salvini, enfatizzando il momento, sottolineando che si tratta una cosa grave. E Salvini, calato immediatamente nella parte di chi non sa o fa finta di non sapere, si tira indietro. «No, io non ho mai fatto altri nomi». Se sono stati fatti, li ha fatti solo Di Maio. «Io non c’ero, non ero sotto la poltrona».  

Poi continua, sempre Salvini: quella che è stata bocciata dal Quirinale è stata l’idea di un uomo a parlamentare con l’Unione Europea, non il nome in sé. Ecco il secondo punto importante: dopo ore di insistenze su un’impuntatura del Capo dello Stato, appare evidente che la preoccupazione di una linea antieuropeistica, che ha spinto il presidente Mattarella a rifiutare il nome di Savona, non era così infondata.  

 

Altro nodo che la D’Urso riesce a sciogliere è quello dell’impeachment: sacrosanto e fermo per il Movimento 5 Stelle, meno per Matteo Salvini che non vuole assolutamente abbracciare, non ora e non in diretta, la posizione di Luigi Di Maio. «Ora sono ancora arrabbiato», dice.  

Infine questione Berlusconi. Anche qui la D’Urso gioca bene le sue carte: legge il comunicato del Cavaliere prima a Di Maio e poi a Salvini, e a entrambi fa la stessa domanda. Alleanze? Di Maio si trincera dietro la sua convinzione che alle prossime elezioni, insieme alla Lega, otterranno la maggioranza assoluta. Salvini, invece, non dice nulla. Nessuna certezza. Nessuna promessa. Si vedrà. Porte aperte sia per il centrodestra che per i Cinquestelle.  

Salvini e Di Maio, grottesca versione dei Dioscuri

E quindi, forse, come ha già detto qualcuno, questa rottura c’era già: e la versione secondo cui una manovra sotterranea di Salvini era all’opera non è poi così lontana dalla realtà. Perché lui sa, e si capisce da come sceglie i tempi, sdrammatizza, da come cerca sempre il pubblico del salotto della D’Urso. Sa cosa dire e come dirlo. Scherza, parla di suo figlio; sa come creare un legame con le persone. Mentre Di Maio, ancora acerbo, cerca costantemente il rilancio, la promessa, il colpo di scena. E ricasca negli stessi meccanismi della vecchia politica, che il suo partito è nato proprio per scongiurare. 

Immagini tratte dal sito Dagospia

Siamo davanti a un paradosso: l’arena scelta per celebrare il trionfo delle ultime ore, il rilancio della campagna elettorale che si terrà nei prossimi mesi, diventa il cimitero delle buone intenzioni e del binomio Cinquestelle-Lega. E a infliggere il colpo di grazia è Barbara D’Urso. Che non ha fatto niente di più, né di meno rispetto a quanto fatto in altre occasioni, per altri temi. Padrona di casa fino in fondo: una del popolo, come ama ripetere. Il linguaggio si mantiene sempre semplice ed essenziale, ed è nella mancanza di giri di parole, di storpiature politichesi, che le contraddizioni vengono a galla.  

Il fatto stesso di avere intervistato prima Di Maio e poi Salvini, separati, è un accorgimento apprezzabilissimo: non possono aiutarsi, guardarsi, sostenersi; la versione di uno, poi, potrà non coincidere con quella dell’altro. E tutto in diretta, sotto gli occhi di milioni di spettatori. La cosa più facile, all’improvviso, diventa una tragedia. Insomma: diamo alla D’Urso quello che è della D’Urso. 

Articolo di GIANMARIA TAMMARO per la Stampa.it
In copertina la foto non ritoccata di Barbara D’Urso, che ha gettato nello sconforto i tanti suoi fans. Una diva è una diva, non può scendere sulla terra.
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