COSI’ LA PENSA GEPPETTO- Ritorna a scrivere per noi GEPPETTO. Da par suo ci invita a riflettere sul significato della svolta impressa dalla sfida globale in atto voluta da Putin, consapevoli che il mondo è a un bivio: o un nuovo umanesimo o un conflitto distruttivo destinato a annichilire la nostra civiltà.

Dopo parecchio tempo, su sollecitazione del N.N., riprendo a scrivere. La confusione che ci circonda è totale, ovunque ti giri vedi solo problemi e minacce. Al punto che è difficile, almeno per me, dare un ordine, scegliere una priorità da cui cominciare.

La guerra in Ucraina? Pare abbia perso le prime pagine, siamo più preoccupati per il gas che dei morti.

Si dà per scontata la pace, ci si dimentica delle guerre. Il monito di Ernesto Balducci “se vuoi la pace prepara la pace”, si perde nel dimenticatoio del passato.

Putin con Angela Merkel. Per anni guida indiscussa e prestigiosa della Germania unificata e nella UE. La sua politica di apertura all’Est, e in particolare alla Russia, è oggi assai criticata.

La Ong, Armed conflict location & event data project (Acled), specializzata nella raccolta, nell’analisi e nella mappatura delle guerre, a inizio d’anno ne ha contate 59. Fra le maggiori: Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar. Ora questa in Europa.

Vale la pena ripetere qui i soliti ritornelli pro e contro, armare sì, armare no l’Ucraina? La mia è la generazione della guerra in Vietnam, delle marce della pace contro l’America imperialista. Ma oggi, almeno in Occidente, non si marcia più, in Italia i giovani si mobilitano solo per Vasco Rossi o il Jovanotti Beach Party.

Secondo il sondaggista Mannheimer, molti 18enni il 25 settembre si guarderanno bene di avvicinarsi alle urne elettorali. Vedetevi il Cav. su Tik-tok è capirete, più che non in un articolo di Travaglio. Social pieni urne vuote.

Per tornare alla guerra, abbiamo veramente capito perché Putin ha invasa l’Ucraina?

Il mondo unipolare è ormai “obsoleto” e sarà sostituito da un nuovo ordine globale “basato sui principi fondamentali della giustizia e dell’uguaglianza e sul riconoscimento del diritto di ogni Paese o popolo a seguire il suo percorso sovrano di sviluppo”.

Kirill, Patriarca di Mosca. Lo definiscono un politico in veste religiosa

Chi l’ha scritto? Il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio inviato il 30 agosto u.s. in occasione dell’apertura del Forum sugli investimenti nell’Estremo Oriente russo, a Vladivostok. Ha anche detto, a proposito della guerra: “non li abbiamo aggrediti, siamo andati lì per difenderci”. La migliore difesa è l’attacco, non si dice così? Magari, seguendo i dettami del generale russo Gerasimov, chiamando la guerra operazione speciale, usando insieme ai cannoni e ai missili, disinformazione, propaganda, sabotaggio, attacchi cyber e il gas come arma.

Che bella faccia tosta, direte (qualcuno usa un altro termine per dire il motivo per cui le mosche non riposano mai visto che c’è nè tanta in giro..) Ma cosa spinge la politica aggressiva dello zar russo?

La contrapposizione fra Russia e Ucraina nasce fin dall’indipendenza dell’Ucraina, nel 1991, quando il paese si divide letteralmente a metà, con un ovest cattolico e filoeuropeo e un est filorusso, le due repubbliche autoproclamate nel Donbass: Donetsk e Luhansk. Nel 1994 l’Ucraina rinuncia al nucleare, in cambio della promessa russa a rispettare la sua autonomia. La presa della Crimea è del 2014. Insomma, progressivi spostamenti del piacere, per parafrasare il film di Alain Robbe-Grillet.

Veramente si vorrebbe far credere che per le diplomazie Occidentali, il 24 febbraio 2022 è stata una giornata particolare, la mossa russa una inaspettata “operazione speciale”?

Oggi ho sentito in radio un consulente italiano presso la Commissione UE, che, interrogato sulla guerra, ha definito un quadro ben più articolato della diatriba fra buoni e cattivi, e più convincente.

 Putin con i capi dell’Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Turkmenistan. Fanno parte del CSI, organismo di cooperazione economica, politica e militare, voluto da Putin una volta sciolta l’URSS. Fino al 2018 vi apparteneva anche l’Ucraina.

Fin dal 1999, anno in cui arriva al potere dopo le inattese dimissioni di Eltsin, Putin sviluppa una politica estera di apparente apertura all’Occidente (soprattutto commerciale verso l ‘Europa, vedi il gas), consapevole che la Russia era ridotta -per colpa di Gorbaciov, naturalmente, ai cui funerali Putin non ha partecipato. Che bella provocazione se i leader occidentali avessero chiesto di partecipare ai funerali di un premio Nobel per la pace!- a potenza minore e non in grado di competere a viso aperto contro gli USA. Il graduale dissenso sulle questioni medio-orientali ha nella Siria di Bashar al-Assad solo la punta più appariscente di questa politica espansiva. Negli anni, disciplinata la politica interna (con pugno di ferro e magari qualche suicidio), la Russia di Putin è in tutti i posti dove le tensioni geo-politiche nascono, diviene interlocutrice di movimenti sovversivi, sostiene governi anti Occidentali, sfrutta risorse dei paesi in via di sviluppo, fa accordi politico-commerciali in Africa, con India e Cina, ecc.

Verso quale direzione ha puntato Putin dal 1999 a oggi? La risposta sta nelle sue ultime esternazioni, in chiave anti occidentale, in quelle rozze ma chiarissime di Dimitrij Medvedev (l’Occidente ci vuole distruggere), ma ben prima ancora in quelle del suo “ideologo” Aleksandr Dugin, esponente di spicco della corrente cosiddetta “eurasista” del nazionalismo russo che si propone la creazione di una superpotenza – il ritorno alla “grande Russia” – attraverso l’integrazione del paese con le ex repubbliche sovietiche, appunto il fulcro dell’ideologia di Putin.

Il tutto con la benedizione di Kirill, al secolo Vladimir Michajlovic Gundjaev, sedicesimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Le benedizioni non mancavano nemmeno a noi quando partivamo per le Crociate, ma era il medio evo, prima del secolo della Ragione. Ora in Russia hanno introdotto obbligatorie nelle scuole le “lezioni patriottiche”, chissà come verrà dipinto l’Occidente! Un po’ come gli ebrei dal nazismo?

Ritornare a essere grandi e influenti nel mondo, rinverdire il glorioso passato sovietico. Una Russia in prima fila, che detta le carte, può essere un obiettivo lecito per una nazione e per il suo capo, il problema è come si intenda perseguire questo obiettivo.

Il consulente UE, pur non circostanziando le prove, ha affermato che sia Cina che India erano state messe al corrente dell’invasione prima del 24 febbraio. Da qui la loro astensione all’Onu sulla condanna della guerra di aggressione russa. Le esercitazioni militari congiunte di questi giorni a Vostok, secondo lui, sono la plastica rappresentazione di un asse che si sta rafforzando fra Russia-Cina-India in funzione anti USA e NATO.

Putin con Berlusconi. Cene, battute di caccia, ore piccole, un’amicizia lunga 20 anni. E ora?

L’obiettivo dell’annessione del Donbass è quindi, secondo il consulente, un obiettivo minore. La sfida all’Europa (che grazie ai partiti populisti cerca di dividere) non è che un secondo passo, ma non il definitivo. Il vero fine è rovesciare gli equilibri geo-politici usciti dagli accordi di Yalta, prendere il posto degli USA, dare voce e spostare la guida del mondo dalla parte che, con i suoi quasi tre miliardi di persone, rappresenta più di un terzo della popolazione mondiale, un immenso mercato e un complesso tecnologico, scientifico, militare da primato.

Putin non immagina quindi una civiltà mondiale pacifica e pluralista, “fondata sui principi fondamentali della giustizia e della uguaglianza” come pure ha scritto. Ma un’epoca “contrassegnata dalla sacralità della violenza e dalla cultura della guerra, quale strumento di volontà di dominio, di conquista e di potere.” ( prendo da Alessandro D’Alessandro, storico della filosofia).

La domanda, allora, diventa: ne sono consapevoli i nostri politici? O lo è solo il 99enne Henry Kissinger? Come rispondiamo a questa sfida?

Quando dico politici, non dico dei nostrani, in altre faccende affaccendati su Tik-tok. Si sveglieranno da un sogno irenico trasformato in un incubo per finirne in un altro? E noi con loro?