Si dice, con una frase abusata, che la bellezza salverà il mondo. Da chi? Dall’uomo, come stiamo vedendo.

La bellezza parla senza parole, e con lo sguardo colpisce là dove regna un’ancestrale armonia, l’equilibrio e la misura di tutte le cose.

Siamo in un tempo in cui le parole che pronunciamo fanno male e travolgono; siamo sommersi da un diluvio inarrestabile di parole, prive di significato, incapaci di descrivere la realtà, di aiutarci a comprendere quanto succede intorno a noi, di riportarci sulla strada della speranza e della fiducia in noi stessi e verso il destino dell’umanità.

Meglio il silenzio, dunque, perché nel silenzio la contemplazione della bellezza diventa colloquio con la nostra anima, ci porta a riscoprirla. Non l’Io digitale dell’anima informazionale, uno spettro tecnologico che ci alletta con la vita eterna, a noi preclusa. Ma una bellezza che ferma il tempo, eterna le emozioni, immune com’è alla storia e al decadimento biologico. Bellezza e anima non invecchiano, ogni giorno rinascono senza tempo, sempre nuove, immutabili.

Com’è immutabile questa luna, che in una notte di plenilunio ci guarda imperturbabile. E’ fine settembre, di questa estate che non sembra più finire, e le mandrie sono ancora in altura. Senti una smania addosso sotto quella magica lanterna, il sonno svanisce e vorresti solo partire.

E’ questo allora il tempo in cui sotto gli alberi e lungo un torrente ci si perde nei giochi dell’infanzia, a scovare castagne sotto le foglie, innocenti, ignari ai richiami che i ricci mandano scivolando tra rami, come in un sogno di abbondanza, cui segue un tonfo che suona come richiamo celeste.

Se lasci il sentiero e ti perdi nel bosco, arrivi senza cercarla davanti a una vecchia casa assediata dai rovi, una stalla e un muro su cui una mano, tanto tempo fa, ha graffiato un vaso di fiori. Sembra un affresco uscito dagli scavi di una città sepolta, oppure da una tomba, come a Paestum il Tuffatore. Pochi semplici tratti, predomina un solo colore, gli esili rami che a ragnatela occupano lo spazio e in cima piccoli fiori che sembrano roteare, colti in un moto di vita che ancora li fa oscillare.

Se si scende verso valle, fra le prime case oltre il fiume si trova la casa di un amico del posto. E’ una vecchia casa di pietra. Il terrazzo è occupato da cesti con la sua raccolta di pomodori, esposti al sole ad asciugare fin dal mattino. Ma è oramai il tramonto, il tempo di un aperitivo sotto l’acero, una visita al giardino fiorito, poi mi mostra orgoglioso i tanti vasi di fiori disseminati nelle stanze.

Posso dirmi fortunato, la giornata si chiude veramente in bellezza. In silenzio ci soffermiamo solo per sentire il profumo, perché dimenticavo: la bellezza profuma come profuma l’anima quando è pura.