Aveva una di quelle facce inviolabili, difese da una serietà indefessa e quasi naturale che è il privilegio degli uomini da nulla” (Piero Chiara, La Spartizione)
Se fosse ancora vivo oggi avrebbe 106 anni Piero Chiara, lo scrittore di Luino. Nel solco dei classici (Boccaccio e Manzoni), affascinato dalle audacia libertina di Casanova, di cui tradusse mirabilmente l’Histoire da ma vite, era capace di inserire nei suoi testi gemme come la frase ora citata.
Gli uomini da nulla non sono quelli propriamente incapaci, perché fannulloni, vanesi, inaffidabili. Né quelli incapaci di partecipare a un’impresa, di dare un’idea, di esprimere un gesto carico di significati, nemmeno se sottintesi. La pochezza sta nello scarso o nullo peso morale del soggetto. Conseguente alla assenza di un proprio punto di vista e della volontà di difenderlo. L’assenza di principi è più forte dell’ignavia, della propensione congenita alla dissimulazione, al camuffamento, all’occultare, che pure possono accompagnarla.
L’inviolabilità di cui scrive Chiara è quella degli insipienti alla grammatica dei sentimenti, non in grado di distinguere il bene dal male, indifferente alla verità e all’amore, indifferenti alla bellezza dell’una e dell’altro. Inviolabili come impermeabili, insensibili, come facce incerate, recalcitranti a muovere un muscolo di più del normale e a mostrare un minimo di disponibilità all’altro.
La serietà indefessa, intesa come unica e imperitura facies, è ciò che alla fine rimane e traspare da questo tipo di uomini: una serietà ingannevole di profondità e dubbio, di solidità interiore, quando non di tormento e macerazione. Attenti alle imitazioni!