Leila

21 Gen 2016 | 0 commenti

 

La fotografa Leila Aloui

La fotografa Leila Alaoui

«Sono cresciuta in Marocco e là mi consideravano sempre “la francese”, in Francia invece ero vista come una marocchina, alla fine è stato negli Stati Uniti che ho cominciato ad apprezzare la mia doppia nazionalità. Ma io mi sento solo mediterranea», ha detto presentando una mostra tempo fa Leila Alaoui, la fotografa e cineasta 33enne morta lunedì dopo essere rimasta gravemente ferita nell’ attacco terroristico di venerdì 15 gennaio a Ouagadougou (trenta vittime in totale).

Alaoui fotoLeila Alaoui era in macchina assieme al suo autista Mahamadi Ouédraogo nei pressi del ristorante italiano Cappuccino e dell’ Hotel Splendid quando i jihadisti affiliati ad Al Qaeda nel Maghreb islamico sono entrati in azione. L’ autista è morto subito, lei non è sopravvissuta alle ferite. Leila Alaoui si trovava nella capitale del Burkina Faso per realizzare un documentario sulle violenze contro le donne in Africa occidentale, nell’ ambito di un progetto della Ong Amnesty International.

 

Nata a Parigi da una fotografa francese e da un uomo d’ affari marocchino, Leila Alaoui ha studiato sociologia e fotografia all’ università di New York prima di partire per una serie di reportage nell’ Africa settentrionale.

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Lo scrittore Tahar Ben Jelloun ha ricordato «una artista appassionata che sapeva svelare la realtà dietro l’ apparenza, e mostrare lo splendore di un corpo dietro il velo dei pregiudizi. (…) Aveva un sorriso magnifico, luminoso, generoso. La rivedo il 30 dicembre scorso, nei giardini Majorelle a Marrakech, bella e felice».Alaoui foto 1

Il mondo dell’ arte e della fotografia francese è in lutto. Il presidente Hollande ha reso omaggio al suo lavoro, ma la famiglia ha criticato il comportamento poco solerte dell’ ambasciata francese a Ouagadougou. Le spoglie di Leila riposeranno a Marrakech.

NB) Le foto che illustrano l’articolo sono tratte dalla serie Le Marocains, esposte alla Biennale della fotografia araba 2015

Articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera” 21 gennaio 2016

 

 

 

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