In un libriccino di Giovanni Comisso, oramai introvabile, intitolato Questa è Parigi, edito dalla casa editrice Ceschina di Milano nel 1931, con illustrazioni di Filippo De Pisis (brutte in verità), l’autore descrive la sua visita al Moulin Rouge. In cartellone: Mistinguett. Siamo nel 1928, e Comisso non nasconde la sua sorpresa; sono trascorsi ben quattordici anni da quando vide la diva per la prima volta a Firenze, negli Orti degli Oricellari.
Vale la pena riprodurre qualche brano di quella visita, che rende con insospettata freschezza il clima di quegli anni e i guasti di una generazione che sopravvive oramai al crepuscolo.
“Entriamo. Spettacolo da reggia africana…. Centinaia di donne corazziere sfilano sul palcoscenico e ognuna impersona una composizione di diamanti o di rubini o di smeraldi. Qualcosa di grottesco…. Le gioie di vetro colorato grandi come mattoni, sovrastano le teste o ricoprono i fianchi come sugheri salvagente. A momenti nella musica che accompagna la sfilata si riconoscono certe battute wagneriane del Tannhauser e della Walkiria. Ora tocca a Mistinguett. Aspettiamo di risentire quella voce stridula come una serratura arrugginita…La musica è mutata, s’è fatta graziosissima, c’è tutto il senso del boulevard che è fuori…. È la canzonetta della stagione: “Je suis una midinette très coquette de Paris” Eccola! Pare una ragazza: ha cinquant’anni. La fanno roteare come una spatola di mulino…. Salta, canta, ride con la sua bocca larga, fa da gigolette, da cocotte di lusso, instancabile, piacevole….”
Mentre, dopo lo spettacolo, Comisso è da Graft per fumare delle gitanes appoggiato a lunghi tavoli imbanditi e per mangiare una soupe des moules (zuppa di mitili), annaffiata con un “bordeau fresco e saporito come una pesca in ghiaccio”, la porta del locale si apre: “ ..e una signora entra accompagnata da due cavalieri eleganti. La pelliccia nera del bavero bianco le nasconde la bocca, noi si canta, ella ci passa vicino e abbassato il bavero ci sorride con la bocca smisurata di Mistinguett. E’ lei. Passa via.. Le fanno posto, si siede; da tutte le parti s’alzano per venirle a baciare la mano. Ella tende la mano arida e reclina la testa con tutta la grazia d’una dolce modestia e d’una leggera tristezza”.
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