Nascita e vita dello scopone

3 Nov 2015 | 0 commenti

Questo che vedete è un gustoso e documentato articolo di Arcangeli e Mariani, apparso sul Fatto Quotidiano. In tempi di ludopatie (la divorante passione per il gioco e l’azzardo, divenuto piaga sociale) e in uno Stato come il nostro che sul gioco e le scommesse imposta le sue manovre economiche (eufemisticamente legge di stabilità) aiuta a riflettere sulle antiche origini “do scopone”, quando il gioco era, per i popolani, innocente passatempo e svago di una vita spesso difficile. 

 

La nascita della scopa e dello scopone, malgrado i tanti sforzi di appassionati e studiosi, è ancora avvolta nel mistero. Una recente ricostruzione della storia dello scopone è di Sergio A. Bonanni(La storia dello scopone: leggende e realtà per conoscere ed amare di più questo bellissimo gioco, Napoli, Figs, 2013); per raccontarne alcune vicende si fa qui riferimento a lui, a un volume curato da Enrico Malato (Chitarrella, Le regole del gioco del mediatore, del tressette e dello scopone, a cura di E. M., con una “Nota” di Gino Doria, Roma, Salerno, 1991) e a due articoli di Franco Pratesi (Scopone italianissimo, “L’Esopo”, n. 61, marzo 1994, pp. 65-77; La prima edizione di Chitarrella, “Journal of the International Playing-Card Society, XXVII/4, gen.-feb. 1999, pp. 166-172).

Figura 1

Figura 1

La fig. 1 riproduce la seconda edizione di un’opera uscita aMilano nel 1937 (laprinceps, irreperibile, è del 1932). Vi compare per la prima volta il testo latino sullo scopone, insieme a una versione napoletana e a una italiana, attribuito a un fantomatico monaco o prete partenopeo (ma per Pratesi si trattò di un laureato in legge); passato alla storia comeChitarrella, sarebbe vissuto fra la prima e la seconda metà del Settecento.

Il Chitarrella, nel giudizio infondato di molti, avrebbe così spiegato la scopa (o scopuncula) e lo scopone (magna scopa): “Scopo sic dicitur quia magna scopa; scopa enim vel scopuncula tribus chartis, scopo nove jocatur. Et scopa nomen accipit a puncto quod fit omnes chartas de tabula tollendo, quasi tabula verrendo” (Le regole dello scopone e del tressette, versione napoletana di Luigi Chiaruzzi [sic], nuova traduzione italiana di Edgardo Pellegrini, illustrazioni di Davide Danti, Bari, Dedalo, 1982, p. 8). E così avrebbe tradotto in napoletano il passo, un secolo dopo (1866), l’editore e libraio partenopeo Luigi Chiurazzi (1831-1926), la cui versione è la stessa contenuta nell’edizione milanese del 1937: “Lo scopone è chiamato accossì pecché è na scopa ngrannuta. La scopa, schiamata purzì scopetta, se joca co tre carte: lo scopone se joca co nove. E la scopa se annomena scopa pe lu fatto ca quanno chi joca tene lo punto arronza tutte le ccarte comme si scopasse la tavola” (Le regole dello scopone e del tressette, cit., p. 8).

Nelle edizioni ottocentesche dell’opera attribuita a Chitarrella non si fa però il minimo cenno né allo scopa né allo scopone. A partire dalla prima di cui abbiamo notizia (fig. 2), nella quale al testo latino è affiancata, pagina dopo pagina, la traduzione italiana; il frontespizio recita: De regulis ludendi ac solvendi in Mediatore, et Tresseptem auctore ChitarrellaDelle regole di giocare e pagare nel Mediatore, e nel Tressette del signor Chitarrella, traduzione dal latino nel nostro idioma italico del sig. N. N. (Napoli, Tip. Cataneo, 1840).

Figura 2

Figura 2

Anche nel volume stampato nel 1866 dal Chiurazzi, le Revole de iocare e pavare lo Mediatore e Tressette dello sio Chitarella pe la primma vota revotate a le[n]gua nosta da n’originale antico, e reportanno lo tiesto latino sotto ad ogne paggena. Co na jonta de lo juoco de la Primera, de l’Aseno, Mercante, Zecchinetto e Briscola Riale[…], di scopone non si parla proprio. Vi è un solo, brevissimo accenno alla scopa: “Nome di un giuoco e segno di un punto al medesimo. Scopa” (p. 51).

Figura 3

Figura 3

Nel 1855 era intanto uscito il primo manuale a noi noto sullo scopone: fu pubblicato anonimo (Del giuoco dello scopone, Napoli, Stabilimento Tip. di G. Nobile), ma sappiamo essere stato scritto da un Antonio Capecelatro “alto funzionario statale e direttore di giornale” (Pratesi 1994, Scopone italianissimo, cit.).

Nel 1895 anche il Chiurazzi avrebbe pubblicato un opuscoletto sullo scopone (fig. 4): Codice del giuoco dello scopone esposto in 134 regole e 32 note illustrative che possono considerarsi altrettante regole da un vecchio giocatore.

Figura 4

Figura 4

Uno scopone da giocarsi, vi sarebbe stato precisato, con le quattro carte messe in tavola all’avvio (p. 15) che ne contraddistinguono la versione “scientifica”; tanto scientifica, evidentemente, da mettere a dura prova le facoltà di un anziano: “Taluni dicono che lo Scopone sia giuoco da vecchi. Tutto il contrario, ci vogliono giovani di svegliato ingegno e di gagliarda memoria: forze che nei vecchi, tranne rare eccezioni, si vanno indebolendo con la materia” (p. 8 sg.).

Non tutti sarebbero d’accordo.

di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani

 

 

 

 

 

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