FARE IL MASSIMO PER LA PACE: L’INTERVENTO DI MARIO DRAGHI ALL’ATLANTIC COUNCIL L’11 MAGGIO 2022
Negli ultimi anni l’Italia ha vissuto tempi veramente difficili. Abbiamo affrontato la pandemia prima di ogni altro paese del mondo occidentale. Abbiamo subito l’impatto della crisi economica in modo più grave degli altri paesi europei.
Ora assistiamo al ritorno della guerra nel nostro continente, guerra che rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza, per la prosperità e per la sicurezza energetica. E ciò accade per la prima volta dai tempi della seconda guerra mondiale. Eppure, come ha fatto più e più volte nel corso della sua magnifica storia, l’Italia ha reagito.
E siamo pronti a fare la nostra parte, assieme agli alleati europei e transatlantici, per superare questo tragico momento. Per riportare la pace dove regna il male. Le parole di Janet Yellen mi riportano all’inizio degli anni ’70, ai primi anni che ho trascorso negli Stati Uniti, quando io ero specializzando al Mit e Janet era assistente a Harvard. Per un giovane uomo che veniva da Roma, a Cambridge era tutto nuovo.

Al Mit ho imparato a guardare avanti e a pensare con rigore. E soprattutto, per via della mia cultura, ho imparato a mettere in dubbio le opinioni diffuse, anche le più radicate. Queste lezioni mi guidano ancora oggi, alle prese con una delle crisi peggiori dai tempi della seconda guerra mondiale. L’invasione russa dell’Ucraina ha provocato un cambiamento di paradigma nella geopolitica. Ha rafforzato il legame fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, isolato Mosca e sollevato seri interrogativi riguardo alla Cina. I cambiamenti sono ancora in corso ma una cosa è certa: i loro effetti saranno di lunga, lunghissima durata.
Dobbiamo continuare a sostenere il coraggio degli ucraini che si battono per la loro libertà e per la sicurezza di noi tutti. Dobbiamo continuare a gravare di costi la Russia, approvando rapidamente il nostro prossimo pacchetto di sanzioni. Ma dobbiamo anche fare tutto il possibile per ottenere un cessate il fuoco e una pace duratura. Spetterà agli ucraini e a nessun altro decidere i termini di questa pace.
Nel frattempo dobbiamo prepararci al mondo in cui vivremo domani. Dobbiamo essere pronti a sostenere l’Ucraina anche ben oltre la fine della guerra. La distruzione delle sue città e della produzione agricola e industriale richiederà un sostegno economico enorme. L’Ucraina avrà bisogno di un piano Marshall, simile a quello che ha contribuito a creare il rapporto speciale che esiste fra l’Europa e gli Stati Uniti.
E dovremo garantire che le sue istituzioni democratiche rimangano forti, stabili e vivaci. L’Ucraina è nostra amica. L’Ucraina continuerà a essere nostra amica. I tempi difficili sono iniziati ben prima dello scoppio della guerra ma ognuna di queste crisi ha conseguenze di rilievo per l’Europa: rischi, ma anche opportunità. Faccio qualche esempio. La pandemia ha unito l’Europa in un modo che era impensabile anche solo qualche mese prima.
Mi riferisco allo sforzo congiunto che abbiamo fatto sui vaccini, un esempio per il mondo intero. E alla creazione di Next Generation Eu, un primo passo verso un “momento hamiltoniano” come quello che due secoli fa ha contribuito a creare gli odierni Stati Uniti. La guerra in Ucraina potrebbe unire ancora di più l’Unione Europea. È evidente che i singoli Stati non possono far fronte da soli alle molte e difficili sfide che li attendono nei prossimi anni. È evidente che ciò di cui abbiamo bisogno ora è uno sforzo collettivo, che ci unirà molto più che in passato.

Dovremo razionalizzare la spesa per la difesa, evitando inefficienze e ridondanze, accelerare la transizione energetica, rilanciare la ripresa dell’economia e combattere disuguaglianze vecchie e nuove. Queste trasformazioni radicali richiederanno un cambiamento delle nostre istituzioni e forse anche modifiche dei nostri trattati fondativi. Dobbiamo ricordare l’urgenza del momento e la grandezza della sfida. È il momento dell’Europa e non dobbiamo lasciarcelo sfuggire.
Le scelte che si prospettano all’Unione Europea sono brutalmente semplici. Possiamo essere padroni del nostro destino oppure schiavi di decisioni altrui. Ciò che mi rende ottimista è che sappiamo di non essere soli. In un momento di profondi cambiamenti qualcosa è immutato. Lo stretto legame fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Un legame senza tempo che ci rafforza entrambi.
Discorso pubblicato su Repubblica- Traduzione di Alessandra Neve
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