CAVALIERE DI SEINGALT

CAVALIERE DI SEINGALT

 

“Casanova, ritrovandosi nel 1772, a quarantasette anni, in Ancona, dove nella sua gioventù aveva goduto felicemente, volge per la prima volta lo sguardo indietro nella vita e si accorge di aver perduto quel fascino che per lungo tempo gli aveva aperto tante porte della fortuna. Da allora fino alla sua morte subirà un lento, ma irrefrenabile precipitare, che sarà confortato soltanto dal ricordo delle ebbrezze, delle avventure incredibili e delle felici imprese”. (Dalla prefazione di Le memorie della mia vita, Longanesi, nella traduzione di Giovanni Comisso).

 

Giacomo Casanova, cessava di vivere nel 1798 nel castello di Dux, appartato angolo della Boemia, dove il conte di Waldstein gli aveva offerto il posto di bibliotecario. Se ne andò dimenticato, umiliato e offeso dalla servitù di quell’ aristocratico angolo di mondo, vessato soprattutto da un maggiordomo di nome Feltkirchner.

Donald Sutherland nei panni del Casanova di Fellini

Morì, non sappiamo quanto convinto che, un giorno, le 4.545 pagine sulle quali per nove anni aveva trascritto in francese le memorie della sua vita, sarebbero state lette. Noi oggi godiamo di questo capolavoro passato di mano in mano, a volte maledetto, e per questo censurato, altre volte gelosamente conservato in attesa di essere reso pubblico in un tempo in cui la vita di un uomo dedito al piacere e all’ avventura non avrebbe costituito scandalo.

Sono proprio le sue memorie a dirci chi è stato Casanova, a liberarlo delle dicerie che nel corso di due secoli si sono addensate sul suo nome; dicerie che lui stesso, con leggerezza, contribuì a diffondere. Un avventuriero, certo, un libertino e gran seduttore, certo; un impostore, a suo modo, ma anche e soprattutto un uomo venuto dal nulla che si poté vantare di conservare una lettera scrittagli di suo pugno da Federico II, re di Prussia; di essere stato in rapporti confidenziali con Caterina II di Russia; di essere riuscito a evadere nella maniera più audace dal carcere veneziano dei Piombi; di avere ferito in duello il conte Branicki, generalissimo del re di Polonia; di avere posseduto una quantità innumerevole di donne, altolocate e umili, tutte innamorate di lui.

casanovaIL CATALOGO Come nel Don Giovanni, anche un suo valletto avrebbe potuto sbandierare il catalogo delle sue avventure galanti. Tuttavia, si è in errore se si paragona Giacomo Casanova a don Giovanni. Prima di tutto perché don Giovanni è un personaggio mai esistito, letterariamente creato; poi perché Casanova, chiunque sia la donna con la quale amoreggia, si comporta da gentiluomo, sempre ponendola su un piedistallo, che si tratti di una principessa o di una sguattera.

Don Giovanni è un hidalgo-demone che mira soltanto a distruggere le dame che conquista. Margherita Sarfatti, scrittrice, amante di Mussolini, annotò: «Nelle sue sensazioni Casanova mette tutto se stesso, vi partecipa con i sentimenti e il cervello il suo fresco entusiasmo spirituale giustifica e redime la voluttà fisica. La glorifica in delicata commozione di anima e cuore».

casanovaLE MODALITÀ Credo che abbia ragione la Sarfatti, contro un modo sbrigativo e folcloristico di rievocare Casanova, di raccontarlo, di rappresentarlo. In proposito è da incorniciare quanto scrisse il francese Philippe Sollers (qui): «Non hanno voluto che Casanova fosse uno scrittore (e diciamolo pure: uno dei più grandi scrittori del XVIII secolo). Ne hanno fatto un animale da palcoscenico. Si ostinano a fornire di lui una falsa immagine. I registi che si sono accaniti su di lui lo hanno rappresentato come un fantoccio, un meccanismo amoroso, una marionetta più o meno senile o ridicola».

E qui non si può non pensare al film che nel 1976 gli dedicò Federico Fellini. Stefan Zweig (qui), nella biografia dell’ Avventuriero, pur non avendone simpatia né stima, sentì il bisogno di chiarire: «Lo si può disprezzare per la sua mancanza di principi e per la poca serietà morale, lo si può smentire come storico e disconoscere come artista: una cosa è impossibile: farlo morire di nuovo, poiché malgrado tutti i poeti e pensatori, il mondo non ha inventato da allora un racconto più romantico e nessun personaggio più fantastico di Casanova».

L’ UNICA DELUSIONE Grande scrittore, Casanova, e grande amatore della vita prima che delle donne. Dalle sue pagine, dalla scrittura così coinvolgente e sempre di una leggerezza che sa di miracoloso, tanto che per lungo tempo furono erroneamente attribuite a Stendhal, viene fuori quel secolo meraviglioso e insieme terrificante che fu il Settecento. Raramente uno scrittore ha saputo raccontare meglio di Casanova il proprio tempo, che fu quello di Voltaire, di Mozart e di de Sade. Peccato che l’ autore abbia potuto narrare la sua vita soltanto fino al suo quarantanovesimo anno (ne aveva settantatré quando morì).

Nel leggere l’ ultimo paragrafo dell’ incompiuto capolavoro, si prova un senso di delusione per non poter andare oltre: «All’ inizio della Quaresima, Irene lasciò Trieste con tutta la compagnia, e la ritrovai tre anni dopo a Padova, dove con la figlia feci una ben più tenera conoscenza». Qui c’ è tutto Casanova, sedicente cavaliere di Seingalt.

 

Articolo di Matteo Collura per il Messaggero

Segue la bellissima e straniante scena del ballo con la bambola meccanica tratta dal film di Federico Fellini, musica di Nino Rota.

 

Memorie di uomini illustri

Memorie di uomini illustri

Il mercante d'arte Ambrose Vollard

Il mercante d’arte Ambrose Vollard nel ritratto di Picasso

Ambrois Vollard è stato un famoso e fortunato mercante d’arte. Vissuto a Parigi fra fine ‘800 e ’900, ha conosciuto i più grandi pittori dell’epoca sua. In particolare gli impressionisti, i simbolisti e i divisionisti, artisti con i quali ebbe frequentazione non solo professionale.

Leggendo le sue Memorie di un mercante di quadri, libro mediocre, nulla viene restituito della complessità e del fascino di quegli anni: quella di Vollard pare una mera contabilità dell’arte, con qualche punta di colore, qualche raro tratto di atmosfera o di costume.

La domanda è d’obbligo: ma come si fa a vivere accanto a eccezionali artisti, a uomini di grande ingegno e dalla personalità spesso affascinante, senza che ciò lasci in noi alcuna eco apprezzabile?

La domanda, però, è anche retorica, in quanto della eccezionalità degli eventi e degli uomini ci accorgiamo sempre (o quasi sempre) dopo, molto tempo dopo.

Un altro esempio di memorie del mondo dell’arte, che si muovono sulla pedestre banalità del quotidiano- il quale si sa non ammette eventi esemplari- sono quelle di Lorenzo Da Ponte, un veneto di Ceneda, morto in Usa in avanzata età, nel 1838.

Il librettista e avventuriero Lorenzo Da Ponte

Il librettista e avventuriero Lorenzo Da Ponte

Librettista eccellente, un poco avventuriero, poeta pari almeno al Metastasio per quanto riguarda briosità, naturale fluidità del verso e musicalità, Da Ponte ebbe il suo momento di splendore a Vienna in sodalizio con Mozart, per il quale scrisse il libretto delle opere maggiori, fino al tedesco Die Zauberflote, che segna un mutamento di gusto nel musicista e nel pubblico di allora.

Ebbene, come per Vollard, nulla di apprezzabile ci viene tramandato del genio di Salisburgo, nemmeno in accenno bozzettistico, uno straccio aneddotico. E non solo del suo rapporto con Mozart, ma della Vienna di fine ‘700, corte e città magnifiche.

Chi, forse suo malgrado, riesce a fare delle memorie della sua vita non solo un snodarsi di vicende autobiografiche senza gusto o colore, ma lo specchio dell’epoca e il riflesso della cultura e del gusto delle élite dominanti, è Giacomo Casanova.

Consiglio di leggere la sua Historie nella aderentissima traduzione che ne fece Piero Chiara- scrittore ora dimenticato ma significativo-  per tanti aspetti vicino all’avventuriero e sciupafemmine veneziano.

Giacomo Casanova libertino e illuminista

Giacomo Casanova libertino e illuminista

Al giramondo poliglotta, poeta, diplomatico, ecc. ecc. veneziano l’operazione riesce in quanto parlando di sé e delle sue rocambolesche avventure, nonché della decrepita vecchiaia in Boemia, Casanova ci restituisce del tempo un affresco ancora vitale e  ricco di sfumature. In questo caso, la psicologia e lo sguardo sul mondo che ebbe Casanova, e quanto di quel mondo abbiamo ricostruito con gli infiniti frammenti della memoria collettiva, coincidono perfettamente.

Fellini durante le riprese del film Casanova

Fellini durante le riprese del film Casanova

Della grandezza del personaggio si accorse anche Fellini ( un’eccezione per un regista così auto ispirato e egocentrico) , che gli dedicò un film, in cui lo rappresenta nelle ambascie di bibliotecario di Dux in Boemia, ritratto memorabile di aspra e inacidita vecchiaia.

Da lì Casanova vede la prima grande rivoluzione moderna, quella del 1789, ma senza capirla, interprete fino in fondo di quel ancien regime di cui fu testimone esemplare.

Tre uomini illustri, tre memorie, un riflessione che ci fa capire quanto sia difficile decrittare le epoche se affidate al filo delle memorie. Se poi la memoria si fa gigantesca, nella realtà condivisa punto 2, allora la battaglia è persa. in partenza.   

 

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