STORIA DI UNA TESTA

STORIA DI UNA TESTA

Beppe Grillo, che prometteva una rivoluzione stellare, la cancellazione dei partiti e delle leadership ovvero degli sfruttatori maledetti, realizzata attraverso la rete, strumento post-rousseauiano della democrazia diretta, con la conseguente abolizione dei parlamenti, i probi cittadini come costanti legislatori e detentori del potere per il bene del popolo, e tramite loro sarebbero state cancellate le abnormi ricchezze, sconfitta la povertà, sbaragliata la disonestà, il mondo trasformato in un villaggio verde coi mulini a vento, una detonazione d’amore senza gas e petrolio, tutti a curarsi con erbe di campo coltivate da ex vampiri di Big Pharma, e aveva affidato questa rivoluzione, che in confronto Robespierre sembrava un impiegato dell’anagrafe, a un gruppo di senzatetto vagamente alfabetizzati, pressoché estratti a sorte e capaci – si è scoperto ieri – di scrivere una legge sul superbonus con un tale ingegno che i suddetti probi cittadini si sono rubati quattro miliardi di euro, di cui due e mezzo ormai irrecuperabili – due miliardi e mezzo di euro !

Che non basterebbero le tangenti di ottanta Psi per assommarli – ed è finito nottetempo con lapis, visiera e mezze maniche a cercare il comma da opporre a un tribunale di Napoli per tenere in piedi questa combriccola di titani, e soprattutto per salvarsi le tasche, dopo avere devastato di scemenze un Paese che quanto a scemenze se la cavava benissimo senza il suo definitivo contributo, ecco, Beppe Grillo ieri ha detto senza pentimenti e senza imbarazzi di sentirsi il condom dei cinque stelle. In quanto fondatore, la testa giusta al posto giusto.

Dalla rubrica Buongiorno di Mattia Feltri, La Stampa

PSSSS…SILENZIO

PSSSS…SILENZIO

 

IO CI SONO STATO!-PRIME INDISCREZIONI SULLA VITA INTERNA  AL MOVIMENTO 5 STELLE- CON RETICENZA E QUALCHE COMPRENSIBILE IMPACCIO LORENZO TOSA  DENUNCIA IL CLIMA SETTARIO, IL FIDEISMO CIECO E UBBIDIENTE CHE REGNEREBBE NEL PARTITO DELLA CASALEGGIO ASSOCIATI & C. 

 

 

lorenzo tosa

Lorenzo Tosa, già addetto alla comunicazione per il M5S

Quando ci metti piede per la prima volta, non puoi fare a meno di notare il silenzio, quasi religioso, a tratti mistico. Dietro gli slogan recitati come mantra, sotto ogni “vaffanculo” urlato nelle piazze, dentro il bunker di qualche segreta riunione della comunicazione, se ascolti bene puoi sentirlo vibrare.

Non lo confesseranno mai, ma chiunque abbia avuto a che fare a vario titolo con il Movimento 5 Stelle, quel silenzio lo porta tatuato sottopelle, e non c’è verso di strapparlo via. È il silenzio faustiano di chi, un giorno dopo l’altro, ha ceduto la propria libertà di pensiero al fideismo, a un culto arcaico, alla fiducia cieca in un cambiamento che guiderà le anime verso un futuro di “onestà” e “trasparenza”.

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

Ed è proprio quel silenzio che ogni giorno alimenta la propaganda, pompa la macchina del reclutamento, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Non importa chi tu sia, quale la tua storia, il tuo grado di coscienza civile e democratica: ci sarà sempre uno spazio per chi sa urlare abbastanza forte da raggiungere il silenzio.

E, a pensarci bene, quel silenzio chiassoso è l’antitesi perfetta di quello che è diventata oggi la sinistra progressista in Italia: rassicurante, pacata, a bassa voce, eppure rumorosissima, persino sbracata, in quella vorticosa, ombelicale, scissione dell’atomo; in quel lavacro pubblico di panni privati che nessuno capisce più e a cui nessuno, al di fuori dei caminetti, ha diritto a partecipare.

lorenzo tosa 1

Là fuori ci sono milioni di under 40 come me che hanno bussato due, tre, dieci volte a quella porta, trovandola invariabilmente chiusa. Vi prego, aprite quella porta! Prima che sia troppo tardi.

Io, nel mio piccolo, in tre anni dentro la comunicazione a 5 Stelle, ho visto da vicino cosa può accadere quando giochi a dadi con la pelle e la pancia delle persone.

All’inizio studi, osservi, poi subentra un periodo di lunga narcosi intellettuale, in bilico tra spavento e rassegnazione. E, quando, infine, ho preso il coraggio e ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni, è stata forse l’esperienza più liberatoria e autenticamente comunicativa da quando faccio questo strano mestiere del giornalista.

Quello che ho visto sono state migliaia di persone dalla schiena dritta che non si arrendono a consegnare, un pezzo per volta, conquiste che credevamo assodate. In ordine sparso: aborto, divorzio, scienza in tutte le sue sfumature, Europa ed europeismo, informazione, cultura, multiculturalismo, competenza, un certo grado di libertà sessuale e di benessere.

Il populismo, questa strana creatura che si ciba delle nostre paure, non lo sconfiggi con un congresso ma rimettendo al centro le persone, la straordinaria capacità che abbiamo noi umani di provare empatia. Se ci pensate, oltre ai trattati e ai parametri, l’Europa non è altro che la più grande manifestazione di empatia tra i popoli del millennio scorso.

Ogni volta che un migrante viene salvato nel Mediterraneo, quella è Europa; ogni volta che un uomo decide quando e come morire, è Europa; ogni volta che non accettiamo la parola ” frocio”, ogni volta che una mitragliatrice tace, lì c’è l’Europa; ogni atto di disobbedienza civile è Europa, Riace è Europa. Ogni volta che rifiutiamo una risposta semplice a un problema complesso, in quel momento stiamo costruendo un pezzetto d’Europa.

LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIOIl prossimo 26 maggio sarà un ballottaggio tra due idee di mondo: empatia e paura, ponti e muri, mondo e villaggio. Possiamo perdere, certo. È possibile, persino probabile. Ciò che davvero nessuno oggi si può permettere di fare è perdere rinunciando a prescindere al confronto. O l’europeismo, l’apertura, la libera circolazione di persone, merci e idee torneranno ad essere di moda, oppure l’Europa, così come la conosciamo oggi, sparirà per sempre. E quello che resterà, sotto al rumore di superficie, saranno i segni di un silenzio terrificante.

Lettera di Lorenzo Tosa a “la Repubblica – Genova”

 

‘A NENNILLA

‘A NENNILLA

 

LE TEMERARIE USCITE DI LAURA CASTELLI, SOTTOSEGRETARIA  ALLE GAFFE IN UN GOVERNO DI IRRESISTIBILI GAFFEURS- A DISAGIO NEL PALAZZO E COI RAGIONAMENTI IN GENERE, HA SICURI TALENTI PER LA SCENEGGIATA NAPOLETANA. 

 

 

sallusti castelli a otto e mezzo 6

Un giorno gli storici ci spiegheranno perché gli italiani, esasperati dall’ antipatia dei competenti, in una domenica di malumore decisero di affidare l’aereo Italia all’equipaggio più pazzo del mondo. Il comandante Di Maio, il pilota automatico Conte e i responsabili dei disservizi di bordo, lo steward Toninelli e Laura Castelli, viceministra dell’ Economia per mancanza di prove.

LAURA CASTELLI

L’altra sera in tv la professoressa Gruber le ha fatto una domanda difficile, difficilissima: «State stampando le tessere elettroniche del reddito di cittadinanza?». Per superare l’ interrogazione, Castelli aveva studiato giorno e notte «L’ economia di zio Paperone», ma questa non la sapeva. Avrebbe potuto rifiutarsi di rispondere, invece ci ha provato lo stesso. Che momenti.

Sembrava Sordi quando all’ esame di francese gli chiedono di tradurre «Il giardino di mia zia», e lui, con lo sguardo terrorizzato e la voce a simulare una naturalezza inesistente, biascica: «Le jardin de ma sziii». La Gruber incalzava: «Quante sono le schede, cinque o sei milioni?» E Castelli: «Cinque milioni e mezzo circa». «Chi le sta stampando, il Poligrafico?» insisteva la commissione d’ esame. «Forse ve lo diremo presto». Appena qualcuno lo avrà detto a lei, avvertendola che non si può stampare qualcosa che il Parlamento non ha ancora deliberato. Era questa la risposta giusta, accidenti. Perché Toninelli dal primo banco non gliel’ha suggerita?

Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”

 

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