A DOMANDA RISPONDE

10 Gen 2021 | 0 commenti

SORPRENDENTE INTERVISTA A ENRICO MONTESANO, ECLETTICO ATTORE, PROVVISORIAMENTE NELLE VESTI DI PADRE E NONNO- ADDITATO DI ESSERE NO VAX, MINACCIATO DI MORTE, DIFENDE LA SUA LIBERTA’ DI GIUDIZIO E DI CRITICA, IL BENEFICIO DEL DUBBIO E PREFIGURA UN NUOVO E MISTERIOSO ORDINE MONDIALE

Tre David di Donatello per la sua attività cinematografica, capace di acchiappare anche record di ascolti in tv, una vasta carriera in teatro, il grande amore. Di Enrico Montesano oggi si chiacchiera per certe sue affermazioni e certi suoi video che pubblica online. Migliaia di like e commenti, le sue letture di autori «impegnati» e le sue interpretazioni hanno qualche parola ricorrente: il virus, il potere, la libertà ad esempio.

«Non ne posso più di questa parola, la trovo inappropriata. Casomai i negazionisti sono quelli che negano la realtà delle cose, non chi la difende o diffonde. E poi è un termine nato per l’Olocausto, non c’ entra. Comunque, se lo vuole sapere, non nego nulla».

Il Covid, quindi, c’è.

«Certo che c’ è: è una forma di influenza virulenta e rognosa, e se si sbagliano o ritardano le terapie – in maniera colpevole – causa poi rischi e pericoli per la vita».

Tiriamo un’ altra linea: è un No vax?

«No, perché, io di vaccini ne ho fatti tanti. Aspetti, prendo il cellulare e le do qualche dato su tutti i vaccini che abbiamo fatto e quanto tempo ci hanno messo per renderli sicuri.

Devo solo trovare il messaggio che mi hanno mandato».

Chi glielo ha mandato?

«Mi è arrivato, sa com’ è nella Rete, si imparano un sacco di cose. Ecco qui: quasi 50 anni per il vaccino antipolio, che nonostante tutti questi anni di studio ha effetti preoccupanti come pubblica lo stesso ministero, più di 40 per la pertosse e per la varicella, 10 per il morbillo L’elenco è lungo. E per l’Hiv ancora non ne hanno trovato uno».

Sta dicendo che di un vaccino per il coronavirus messo a punto in meno di un anno lei non si fiderà?

«Sono un cittadino che si occupa di teatro e di cinema, sono un attore, non sono un medico. Ma studio, perché questa cosa mi coinvolge come padre, come nonno per i miei nipoti. Senta qui: le leggo il sito dell’ Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Dice che anche se l’efficacia del vaccino è molto alta, 90%, ci sarà sempre una porzione di vaccinati che non svilupperà la difesa. E non sanno ancora se l’infezione può essere trasmessa. Alla domanda se la vaccinazione consenta di tornare alla vita di prima, rispondono quindi che “non conferisce un certificato di libertà” (abbiamo controllato, c’è scritto davvero, ndr). Non sapevo che ci volesse una patente per la libertà. E quindi dicono occorre continuare con i comportamenti che definiscono corretti, con il distanziamento sociale. Sociale: una parola che mi preoccupa da sempre».

Perché?

«Perché ci stanno dicendo che non bisogna essere sociali, ma a-sociali. “Distanziamento fisico” non sarebbe stato meglio?».

In ottobre l’hanno fermata senza mascherina, oggi la mette sempre, vero?

«Rispetto le limitazioni, non vado in luoghi affollati, la metto per entrare nei luoghi chiusi, per 5 o 10 minuti. Ma se sono solo e cammino a passo svelto cerco di respirare ossigeno. Anche perché dopo 50 anni di teatro in mezzo alla polvere ne ho pure bisogno».

Il vaccino, per chiudere il discorso, lo farà?

«Seguo i consigli della mia dottoressa di famiglia che, onore al merito, non ha mai staccato il telefono e se serve mi viene a visitare a casa. Mi ha spiegato che occorre subito agire, se si prende questa malattia. Mi preoccupo intanto di rafforzare le difese del mio organismo, di non intossicare il mio corpo con cibi dannosi, come consigliano il professor Tarro (Giulio, virologo, ndr) e il “farmacista”, come lui ama definirsi, Montanari (Stefano, ndr). Quando sarà chiaro cosa c’ è dentro il vaccino e le sue reazioni, se consigliato, lo farò. Per me vale il principio di precauzione. Poi, se per preconcetto o fazione politica, qualcuno vuole travisarmi, faccia pure. D’ altra parte abbiamo seguito le direttive dell’Oms che si sono poi rivelate fallaci Come dice Giorgio Agamben, occorre cercare una parola di verità».

Agamben è una delle sue letture pubblicate online. Un filosofo che parla di controllo sociale, di pensiero unico del virus

«I video sono iniziati per far compagnia alle persone: non potevo fare teatro. Il 19 gennaio ero in scena con il mio “Monologo non autorizzato” e poi hanno chiuso tutto. Ho iniziato con qualche lettura, qualche poesia o canzone. Poi in questi mesi ho interpretato Agamben, Gunther Anders, Michel Onfray, Rudolph Steiner e poi i miei personaggi. Come Femo Blas, per gli amici Blas Femo».

E sono cresciuti i follower

«La prego, a 700 anni dalla morte di Dante rivendichiamo la nostra lingua. Lockdown in inglese è legato al carcere, io uso “confinamento”. Comunque sì, i miei “seguaci” sono cresciuti, le persone hanno sete di una visione diversa. Ma non leggo solo scrittori e filosofi, do anche voce al popolo. Come con la lettera di un infermiere che denuncia il fallimento della politica. O quella di un insegnante ai conduttori di certi programmi tv – e i responsabili secondo me sono anche le reti, il programma editoriale -: li accusa di essere i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese».

Migliaia di commenti per ogni video. Durano 7-8 minuti, sono spesso di contenuto «alto»: i suoi seguaci li guardano fino in fondo?

«No, in media dai 3 ai 5 secondi. Però su 150.000 persone, per fortuna dai 30.000 ai 40.000 arrivano fino in fondo».

Sono comunque un buon numero di teatri pieni.

«Ah sì. Tantissimi, molti commenti positivi, sono la maggior parte, ma i social network danno anche la “stura” al peggio dell’ uomo, a volte esce l’ odio, la cattiveria. Noi attori siamo sensibili: sappiamo che non si può piacere a tutti, di non doverci curare dell’ unico che guarda il telefonino mentre la platea applaude, ma non sempre ci riusciamo. Qualche odiatore mi augura persino la morte e mi ribolle il sangue. Tra le tante notizie false o messe in scena di cui siamo sommersi poi ci sono i “pelovisti”, che mi attaccano per il dettaglio non preciso. Sono un attore, mica un giornalista di inchiesta, sono “de relato”, come dice il mio avvocato. Confondono l’ attore con l’ interprete».

Aspetti: quali notizie false e messe in scena?

«Dalla fila dei camion militari al bollettino giornaliero dei decessi, che mi rattristano certo, ma mi lasciano un dubbio sulla veridicità delle cifre. Ho apprezzato molto un articolo di Claudio Risè sul vostro giornale. È stato impedito di onorare i morti e di elaborare il lutto. Io ho perso mia madre quando avevo 8 anni per un tumore al seno. Non so se ho elaborato il lutto davvero, ma per onorare mia madre ho ripreso la vita, sono cresciuto e non ho fatto del male a nessuno. Comunque io nei video do semplicemente voce al malessere delle persone».

Indossa anche la maschera di V per vendetta. Si sente parte di qualcosa?

«È la maschera di Anonymous, un simbolo. Mettendomela dico: cerchiamo di resistere e di non berci tutto quel che ci dicono. Almeno coltiviamo il dubbio».

I suoi autori parlano spesso di libertà.

«Sono nato nel 1945 e sono contento, è un anno bellissimo, fine della guerra e liberazione. Io sono nato libero. Ho vissuto il Sessantotto in un teatrino di Trastevere con Lando Fiorini, facevamo satira e critica. Sono nato libero e vorrei rimanerci. Sto a cavallo dei due secoli. “Avere una certa” non è una colpa.

Auguro a tutti di arrivare alla mia età e di interpretare Rugantino, come ho fatto io due anni fa al teatro Sistina, con il tutto esaurito per due mesi: ho recitato a memoria, saltato, ballato, cantato per quasi due ore, solo a pensarci mi viene il fiatone. Qualcuno denuncia come colpa il fatto di non apparire in televisione, ma non apparire in questa tv di oggi è un merito. Pensano che siccome non ti vedono in tv non fai niente, tutta gente che a teatro non ha mai messo piede».

Avverte una limitazione delle libertà?

«Sì, perché io faccio una vita riservata, leggo e studio, ma a cena con i miei amici andrei volentieri, come a teatro o allo stadio, a vedere la Lazio: che male fanno 20.000 abbonati distanziati? Ebbene sì, ho anche questa grave pecca da bastian contrario, sono laziale».

Non sarà così importante andare allo stadio

«Lo è invece, perché rappresenta un momento di socialità, di fratellanza, di coralità, di ritorno alla fanciullezza. Quando guardi una partita o la giochi non pensi alla critica, agli insuccessi, alla famiglia, alle tasse».

Ha letto online anche il Discorso sulla servitù volontaria di Ètienne De La Boétie: il tiranno detiene il potere solo fintanto che i suoi sudditi glielo concedono. Il tiranno chi è? Non sarà Giuseppe Conte?

«Ma no, per carità, nulla di personale. Conte non lo invidio affatto, poraccio, ha un sacco di problemi. C’è un potere sopra di lui, anche sopra la Merkel, o Macron. Forse anche sopra Trump o Xi Jinping. Pensi quanto è potente quell’ 1% che comanda. Ha deciso di instaurare questo nuovo ordine mondiale, questa quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo. Non sono un cospirazionista, né un complottista, né un negazionista. Però in una cosa sono “ista”: sono un ciclista».

Giulia Cazzaniga per “la Verità”

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