AUTANASIA DEL DUCE

6 Ago 2018 | 0 commenti

 

NUOVE CARTE GETTANO LUCE SULLA CADUTA DEL FASCISMO– EMILIO GENTILE RISCRIVE LA SEDUTA DEL GRAN CONSIGLIO CHE ROVESCIO’ MUSSOLINI: IL DUCE NON FECE NULLA PER EVITARE LA SFIDUCIA, ANZI L’AGEVOLO’, CONSAPEVOLE DELLA FINE.    

 

Il 25 luglio del 1943, Anna Frank, nell’alloggio segreto di Amsterdam, scriveva nel suo diario che dopo i tre bombardamenti del giorno prima, con una forte puzza di bruciato e una spessa colte di polvere caduta sulla città, finalmente “una splendida notizia, così bella come da mesi non ne avevamo udire”. Mussolini aveva rassegnate le dimissioni. “Eravamo felici. Dopo tutti quegli spaventi di ieri, finalmente qualcosa di buono e…una speranza. Speranza della fine, speranza nella pace”.

Un bel articolo di Raffaele Liucci sul Domenicale del Sole 24 Ore, dal titolo L’eutanasia del duce, recensisce il libro di Emilio Gentile (qui) dedicato alla caduta del Fascismo.

Perché tornare sul tema? Mentre è stato chiarito dagli storici il ruolo di Dino Grandi, quello del re Vittorio Emanuele III, di Bottai o Cianetti e altri, in assenza del verbale della seduta del Gran Consiglio, protrattasi fino alle 2,30 di quella notte, mancava finora una ricostruzione plausibile dell’atteggiamento preso di Mussolini in quella occasione.

Gentile ha avuto la fortuna di imbattersi presso la Direzione Generale Archivi di Roma, negli appunti manoscritti ed inediti di Luigi Federzoni, presidente dell’Accademia d’Italia, e di quelli del guardasigilli Alfredo De Marsico, conosciuti ma finora trascurati.

Dalla analisi circostanziata che il libro fa emergono due fatti salienti. Primo: le diverse ricostruzioni postume dei protagonisti sono da considerare, secondo Gentile, “una rappresentazione parziale, lacunosa o semplicemente falsa”, essendo preoccupati i comprimari di far risaltare le proprie asserite coerenze, il coraggio e la dignità personali. Secondo: “Il 25 luglio è stato una sorte di equivoco.

Da un lato, non fu subìto, ma quasi propiziato da Mussolini. In un regime totalitario, infatti, nessun organo dello Stato avrebbe mia potuto sfiduciare il capo supremo. Però il duce era ormai stanco e rassegnato, conscio dell’abisso in cui aveva condotto il paese. Non fece nulla per bloccare la votazione, che anzi sfruttò come un espediente non particolarmente eroico, per scendere dal treno della storia. Dall’altro, gli stessi traditori o patrioti (come si definivano) non volevano che Mussolini cadesse, ma solo che passasse al Re il comando delle Forze Armate.

Piazzale Loreto, visibile il distributore sulle cui strutture vennero appesi i corpi di Mussolini, Claretta Petacci e altri tre gerarchi. Oggi al suo posto sorgono due palazzi.

Più tardi, durante la prigionia, Mussolini scrive: “Tutto quello che è accaduto doveva accadere, poiché se non fosse dovuto accadere non sarebbe accaduto”… Quando un uomo crolla col suo sistema, la caduta è definitiva, soprattutto se quest’uomo ha passato i sessant’anni”. Rimesso in sella da Hitler, il duce poi si dimentica di questa profezia crepuscolare, a da Radio Monaco annuncia il ritorno.

Sbarco degli Alleati in Sicilia: 10 luglio 1943; due settimane dopo il Fascismo cade.

Gli Alleati in Sicilia, foto originale a colori, rimasta finora inedita

All’autanasia il duce non sembra rassegnato, anche se forse già presagisce lo scempio di piazzale Loreto. A suo modo e in modo sbagliato, anche nel momento della rovina, il duce rimane fino alla fine un personaggio di tragica grandezza. Conclude con efficacia il suo articolo Liucci, citando una frase di Benedetto Croce. Il filosofo e liberale napoletano annoterà di essere rimasto indifferente, “perché egli [Mussolini] prese in me la figura di un fantoccio di pezza, che ha perduto la segatura della quale era imbottito e pende e si ripiega floscio”. Sembra quasi descrivere il corpo del duce appeso in piazzale Loreto a Milano.

 

 

 

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