FOREIGN FIGHTER

30 Mar 2019 | 0 commenti

 

STESSA GUERRA, STESSO FINE?- QUALI SONO LE MOTIVAZIONI CHE SPINGONO DEI GIOVANI ANTAGONISTI IN ITALIA AD ARRUOLARSI IN UNA GUERRA LONTANA?- DAL CENTRO SOCIALE ALLA SIRIA PER FARE POLITICA CON ALTRI MEZZI? COSI’ LA PENSA GEPPETTO.

 

 

E’ passata in silenzio domenica 24 marzo la puntata di In mezz’ora, condotta da Lucia Annunziata.

In sala erano presenti Alessandro Orsetti, padre di Lorenzo, il foreign fighter, morto di recente in Siria.

Lorenzo Orsetti, a destra, con un compagno d’armi

La Annunziata è sembrata impacciata, ha imbastito a fatica un discorso di presentazione, e poi ha data la parola all’Orsetti che, con accenti commossi e ciglio un poco umido, ha restituito alla trasmissione il suo giusto afflato. 

Insieme a lui, quattro italiani da poco rientrati in Italia, dopo essere stati per qualche tempo arruolati nelle file curde nella guerra contro l’Isis. Facce serie, quasi cupe, sguardo duro, volto chino sulla tavola. Eddi Marcucci, una giovane sulla trentina, lunghi capelli scuri su un viso affilato, inespressivo, ha un tono di voce secco, quasi atono: in sintesi il suo gesto aveva un obiettivo: dimostrare che alla violenza e alla sopraffazione una possibilità diversa c’è, oltre a quella di stare inerti a guardare. Fabrizio Maniero che le sta accanto, quando è il suo turno sembra ridestarsi da mesti pensieri: racconta che è stato arruolato in una unità di difesa del popolo, che ha partecipato a cinque azioni di guerra, è molto contrariato per l’accoglienza avuta al suo ritorno da parte della polizia e della giustizia italiana. Davide Grasso è di Cuneo, laureato, aspetto serio, asciutto nell’eloquio. E’ incredulo di come possa essere stato considerato socialmente pericoloso dalla autorità italiane solo per essere stato a combattere dalla parte giusta, senza infrangere nessuna legge.

Jacopo Bindi di professione fa il fisico, non ha combattuto sul campo, in prima linea, anzi non ha abbracciato proprio le armi. Pare di comprendere dalle poche parole che dice che la sua sia stata una funzione di supporto, logistica e organizzativa. La molla che lo ha spinto ad arruolarsi è stata la strage del novembre del 2015 al Bataclan di Parigi.

Verso la conclusione, è la stessa Annunciata a fornire alle rimostranze dei ragazzi una matrice comune: tutti e quattro sono provenienti dai centri sociali. Le loro scelte hanno trovato nell’ estrema sinistra antagonista il terreno sul quale crescere. La Annunziata non ha però chiesto loro da quali centri sociali provenivano. Perché non tutti i centri sono come quelli che Luce Rocca definiva in un articolo apparso sul Tempo di Roma:

Anacronistici ma violenti. Devastano le città, le vetrine dei negozi e quelle delle banche. Picchiano duro, infieriscono sui “nemici”, impediscono di parlare. Scendono in piazza rabbiosi, lanciano molotov e bombe-carta. Imbracciano mazze e danno fuoco alle auto. Picchiano i poliziotti nascondendo il volto dietro il passamontagna. Finiscono spesso sotto processo, ma non mollano. Riscendendo per le vie con la loro brutalità. Sono i “centri sociali” più pericolosi sparsi in tutta Italia che negli ultimi anni si sono resi protagonisti di inaudite violenze.

Fino a che punto la qualifica di soggetti socialmente pericolosi, secondo le attuali norme di pubblica sicurezza, può convivere con quella di combattente?  Può un combattente, spinto da nobili propositi, essere considerato in patria soggetto socialmente pericoloso? Sono perché sa usare le armi?, si chiede uno dei quattro.Trovarsi a combattere dalla parte, considerata giusta dai paesi occidentali e, quindi, dall’Italia vuole dire qualcosa? 

Nello studio l’imbarazzo è stato ad un certo punto palpabile, ma la Annunziata non ha avuto il coraggio di affondare l’analisi, ponendosi e ponendo l’unico interrogativo possibile: la guerra in Siria (quella giusta) è stata per loro la prosecuzione in grande di quella (sbagliata) dei centri sociali antagonisti e violenti in Italia? Oppure no, in Italia come in Siria, fatte le debite e profonde differenze, il fine è per loro lo stesso, riportare giustizia e umanità dove non c’è?

 

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