L’IO NARRANTE

28 Feb 2022 | 0 commenti

Ho scritto su queste pagine la mia ammirazione per la cosiddetta generazione Alpha (sarebbero quelli nati nel XXI secolo, per chi, come me, faticasse a orientarsi) travolta in pieno dalla pandemia. Grazie a loro ci siamo salvati. Anziché pensare che il Covid li avrebbe risparmiati comunque dalle conseguenze più gravi, e che il viurs era un guaio soprattutto per adulti e anziani, si sono prima chiusi in casa e poi vaccinati. Per noi, e perché questo disastro finisse prima possibile. In questi due anni abbiamo visto menti eccezionali vorticare su se stesse, intelligenze prodigiose affannarsi, sbavare fiele. Cervelli che sembravano lavorare solo per mantenere la macchina accesa. Come un motore immobile, che produce solo gas di scarico. E poi abbiamo visto persone, la stragrande maggioranza, esercitare una forma superiore di ragionamento, quello basato sull’empatia. Persone che non si sono occupate solo del proprio cervello e delle sue strabilianti prestazioni, ma degli altri, della comunità. Vogliamo ringraziarli, questi ragazzi e ragazze, anziché prenderli a
manganellate in testa? Vogliamo cercare di capire come stanno prima che sia troppo tardi, dal momento che, prevedibilmente, i ricorsi a cure psichiatriche si stanno già moltiplicando? Per questa ragione, e perché non so fare nient’altro, ho deciso di proporre a Elisabetta Sgarbi, e alla casa editrice La Nave di Teseo, una collana di romanzi under 20. E a questo giornale di aiutarmi a lanciarla.

Pier Vittorio Tondelli

Nel 1985, lo ricorderete, Pier Vittorio Tondelli lanciò il progetto Under 25. Con due articoli pubblicati su Linus. «Scaveremo nei weekend, nelle sottoccupazioni, nei doppi lavori. Andremo presso i ladri di polli, i giovani artisti incantati, scenderemo sulle strade provinciali e comunali, incontreremo finalmente una marea di giovani improduttivi e selvatici, incazzati e morbidi, ubriaconi e struggenti». Si rivolge a loro, agli scarti come lui stesso le definisce. È una chiamata alla quale segue una spiegazione su quello che si aspetta da loro: «Scrivete non di ogni cosa che volete, ma di quello che fate. Astenetevi dai giudizi sul mondo in generale (ci sono già i filosofi, i politologi, gli scienziati ecc.), piuttosto raccontate storie che si possano oralmente riassumere in cinque minuti. Raccontate i vostri viaggi, le persone che avete incontrato all’estero, descrivete di chi vi siete innamorati, immaginatevi un lieto fine o una conclusione tragica, non fate piagnistei sulla vostra condizione e la famiglia e la scuola e i professori, ma provate a farli diventare dei personaggi e, quindi, a farli esprimere con dialoghi, tic, modi di dire. Descrivete la vostra città, esercitatevi a fare degli schizzi descrittivi su quel che vedete dalla finestra, dall’autobus, dall’automobile. Raccontate le vostre angosce senza reticenze piccolo borghesi, anzi «spandendo il sale sulla ferita». Dite quello che non va e quello che sognate attraverso la creazione di un “io narrante” che non deve, per forza di cose, essere in tutto e per tutto simile a voi. Iniziate a fingere, a dire bugie, a creare sulla carta qualcosa che parta dal vostro mondo, ma che diventi poi il mondo di tutti, nel senso che tutti noi che leggiamo possiamo comprenderlo». Scovò abbastanza scrittori e scrittrici da farne tre antologie Under 25. Tra loro, Silvia Ballestra, Giuseppe Culicchia, Gabriele Romagnoli, Andrea Canobbio, Romolo Bugaro. Rispetto ai consigli di Tondelli ho poco altro da dire, né intendo occupare il suo posto (quest’ultima frase, pleonastica, è a beneficio della frangia rintontiti sui social, ai quali è sempre meglio specificare con chiarezza, anche se questo, ovviamente, non eviterà che pavlovianamente mi insultino). La collana si chiamerà Tuffi e pubblicherà tre, quattro romanzi l’anno. Chi ha meno di 20 anni e un romanzo, o un racconto da cui partire, può mandarlo a me, presso la casa editrice La Nave di Teseo. E io lo leggo e, se mi interessa, chiamo. Facilissimo. Accanto a me ci sarà, come sempre, l’associazione Piccoli Maestri. Con loro – gli scrittori e le scrittrici con cui da dieci anni vado in giro per le scuole a parlare di libri – ragionerò sulle storie che mi manderete. Molti mi dicono che è una follia, che 20 anni sono troppo pochi per sapere scrivere un romanzo. Io penso di no.

Elena Stancanelli, La Stampa

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