L’ISOLA CHE VORREMMO NON CI FOSSE…

14 Nov 2017 | 0 commenti

LE IMMAGINI DI CAROLINE POWER NON PARLANO DI RIFIUTI, MA DI NOI E DI COME STIAMO DISTRUGGENDO, INSIEME, BELLEZZA E VITA- MA QUANTO POTRA’ DURARE E COSA LASCEREMO AI NOSTRI FIGLI?

 

“Pensate mai a dove finisce la plastica che usiamo tutti i giorni?”. Quella di Caroline Power non è una semplice domanda ma un invito a riflettere sulle responsabilità di ognuno circa la produzione di rifiuti e l’inquinamento che ne deriva. Qualche giorno fa la fotografa navigava al largo di Roatàn, un’isola tropicale del Mar dei Caraibi al largo delle coste dell’Honduras, quando si è trovata ad assistere a uno spettacolo spaventoso: uscita per una gita in barca si è imbattuta in una vera e propra isola di plastica. Bottiglie, buste, contenitori. Chilometri di rifiuti galleggianti – trascinati in mare aperto durante la stagione delle piogge e raccolti dalle correnti in enormi agglomerati – si estendevano davanti ai suoi occhi. Caroline ha documentato lo scempio e ha pubblicato le fotografie sul suo profilo Facebook denunciando ciò che accade in quello che un tempo era considerato un vero e proprio paradiso incontaminato e invitando più persone possibili a effettuare una donazione al Roatàn Marine Park. L’associazione si occupa, tra le altre cose, di proteggere i mari e la barriera corallina nei pressi dell’isola dall’inquinamento e dall’azione dell’uomo

Ovunque abbiamo guardato, sacchetti di plastica di tutte le forme e dimensioni: sacchetti di chip, ziplocks, drogheria, spazzatura, snack bags, altri imballaggi. Alcuni erano interi e il resto erano solo pezzi. Purtroppo molte tartarughe, pesci, balene e uccelli marini sbagliano i pezzi di plastica per il cibo.

“Abbiamo poi raggiunto un’area di circa due miglia di larghezza che aveva molte linee di spazzatura che si estendevano dall’orizzonte all’orizzonte

“C’era anche un numero apparentemente infinito di forchette di plastica, cucchiai, bottiglie di bevande e piatti. C’erano rotti palle da calcio, spazzolini da denti, tv, tante scarpe e flip-flop “.

Foto / Caroline Power

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