Pescatore di spugne

9 Set 2015 | 0 commenti

Mimmo Rotella davanti a una sua opera

Mimmo Rotella davanti a una sua opera

Avevo appena scattata la foto ad un manifesto strappato.

Aveva attirata la mia attenzione perché mi ricordava quelli  di Mimmo Rotella, l’artista calabrese morto una decina di anni fa e noto allora per i suoi décollage (quando usava il pennello non gli riusciva e a fatto bene a rinunciarvi). La prima volta in cui osservai i suoi lavori fu nell’aprile del 2006, a Milano, lungo i Navigli. Nella galleria mi colpì una vecchia signora, grossa, dallo sguardo assente, in silenzio mangiava un pezzo di pizza: era Ada Merini, la poetessa che aveva casa lì vicino. Mimmo attorno agli anni ’70 del Novecento ha “strappato” un intero pantheon di celebrità: da Sophia Loren e Marlene Dietrich, da Elvis Presley a John Wayne, ma soprattutto Marilyn Monroe, per la quale Mimmo doveva avere un debole che rasentava l’idolatria.

Marilyn Monroe di Andy Warhol, secondo Rotella

Marilyn Monroe di Andy Warhol, secondo Rotella

Décollage di Mimmo Rotella

Décollage di Mimmo Rotella

In centinaia di opere, la diva appare in tutte le pose voluttuose, sorridente e provocante; in mezzo agli strappi solo il suo viso è intangibile, inviolabile, icona fra le icone. Perdersi dietro alle gonnelle di Marilyn (intendo artisticamente) è stato però fatale a Rotella poiché lo strappo di trasgressione delle sue prime opere, espressione della fugacità del presente e, se volete, denuncia della babele comunicativa e pubblicitaria della nostra epoca, si è trasformato in compiaciuta ripetizione della comune ortodossia estetica, della volgarità dei tempi. Perso lo slancio, Rotella non ha fatto che ripetersi, non esitando a “strappare” opera di artisti a lui contemporanei, come Andy Warhol (guarda caso un’altra Marilyn).

Dicevo, avevo appena scattata questa foto che vedete riprodotta,

Manifesti strappati

Manifesti strappati

quando sotto il portico, nel lucore che la luce mantiene prima di annegare nel tramonto, l’inconfondibile profumo de La panthére di Cartier mi ha costretto a girarmi per vederla. Fugace come un’ombra nella sera, leggera, eppure in grado di concentrare su di sé quanto gli stava attorno.

La mano è corsa da sé a rubare una foto.

Sconosciuta che passeggia

Sconosciuta che passeggia

Si vede di schiena, la camicetta bianca di chiffon che sbuffa al vento, larga falcata, pantaloni neri stretti attorno ai fianchi nervosi. Non gli vedo il viso, sosta davanti ad una vetrina sempre di spalle, poi è già lontana. Chissà se si riconoscerà vedendosi in questa foto, chissà se mai vedrà questa foto rubata, che è veramente come il messaggio in una bottiglia. A proposito di mare e marinai, mi sono venuti alla mente questi pochi versi di Cardarelli:

…..Pure qualcuno ti disfiorerà,

bocca di sorgiva.

Qualcuno che non lo saprà,

un pescatore di spugne,

avrà questa perla rara….

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