da ninconanco | Set 28, 2018 | Accademia, Letteratura
GODETEVI LE OPERE DEGLI ARTISTI DI STRADA CHE STANNO TRASFORMANDO PARIGI CON IL LORO ESTRO E L’IRONIA GRAFFIANTE- DI SEGUITO LE OPERE PIU’ AMMIRATE, GLI INDIRIZZI UTILI E I SOCIAL PER CONTINUARE IL VOSTRO VIAGGIO IN QUESTO NUOVO MONDO D’ARTE.
La street art, o arte di strada, è l’insieme di diverse forme di arte che si manifestano in spazi pubblici e comprende diverse techiche: spray, sticker art, stencil, sculture, ecc. Queste opere, spesso realizzate illegalmente, sono realizzate da alcuni come forma di critica nei confronti della società o della proprietà privata. Altri vedono questa nuova espressione artistica come una forma di arte lontana dalla formazione accademica e le città sono come una grande tela colorare o semplicemente un luogo dove esporre i proprio lavori. La street art si allontana dal concetto di graffito, nella tecnica e nel fatto che in questa disciplina non è obbligatoriamente legata allo studio dei caratteri tipografici.
Nella storia di questo movimento, nato negli anni ’60, si ebbe una svolta proprio a Parigi negli anni ’80 e ’90 con artisti come Jérôme Mesnager, Némo e successivamente Stak, Andrè e Honet. Con l’arrivo di Invader e Zevs si inizia già a parlare di “post-graffiti”. Attualmente in Francia, questo movimento è molto vivo, e a Parigi sono attivi anche altri street artist come Dran, Seth, Mosko et associés, Gérard Zlotykamien, Miss.Tic e tanti altri.
Su internet ci sono diversi siti creati in onore alla street art di Parigi, come per esempio la pagina facebook Street Art Paris o la mappa interattiva di paris-streetart.com. Per chi fosse interessato sul sito undergroundparis.orgsi possono prenotare diversi tour guidati in inglese da fare a piedi o in bicicletta.
Di seguito qualche opera dei principali artisti di street art a Parigi
Jérôme Mesnager

Foto Flickr
Némo

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Invader

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Miss.Tic

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Dran

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Mosko et associés

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Se sei appassionato di street art non farti mancare questi incredibili indirizzi. Di seguito i 10 luoghi dove ammirare le più belle opere di street art a Parigi
Il 13° arrondissement di Parigi
L’arrondissement di Parigi in cui è possibile effettuare un percorso artistico incentrato sulla street art è sicuramente il XIII°. Un tripudio di forme, colori e motivi, accompagneranno il visitatore in una sorta di pellegrinaggio che non può non partire dalla Butte aux Cailles. Quindi, un percorso turistico intorno alle stazioni metro “Nationale” e “Chevaleret” che trova in rue Jeanne d’Arc una opera a firma Obey.




Rue Dénoyez
Questa tipica stradina che si trova a Parigi nel XX° arrondissement, è diventata nota perché ha le pareti ricoperte interamente da graffiti. Quindi, oltre che avere la possibilità di prendere il sole in maniera rilassata sorseggiando una bibita o un caffè, si avrà anche modo di ammirare un ampio e incredibile panorama di street art.

Photo Credits
Metro Saint-Germain-des-Prés
Parigi è bella e romantica, ma è anche underground e multietnica. Nel sesto arrondissement parigino si trova la metro Saint-Germain-des-Prés, uno dei luoghi più cult per la street art. Qui, infatti, si ammirano, in un mosaico di colori in continuo divenire, alcuni dei più esemplari e magnifici tributi degli artisti a questa particolare forme di arte.
Rue Igor Stravinsky
Per ammirare una monumentale opera di street art, si deve andare in rue Igor Stravinsky che si trova nei pressi del Centre Pompidou. Quindi, nella grande sinfonia urbana di Parigi si potrà ammirare una delle opere di street art più fotografate al mondo (di Jef Aerosol).

Rue Oberkampf
Per gli amanti della street art, percorre rue Oberkampf sarà fonte inesauribile di grandi emozioni. Non per nulla, le sue mura sono considerate una delle più importanti e di incomparabile valore gallerie di street art di tutta Parigi.
Rue de Verneuil
Nel VII° arrondissement parigino si trova rue de Verneuil, ove è ammirabile il muro Gainsbourg. Infatti, la parte esterna della casa di Serge Gainsbourg, che è stato attore e regista, poeta e pittore, paroliere e musicista di successo internazionale scomparso nel 1991, è divenuta una immensa parete ove la street art esprime tutta la sua forza, creando quello che è un vero museo a cielo aperto.

Quai d’Austerlitz
Quai d’Austerlitz, a poca distanza dalla stazione dei treni omonima, sotto la cité de la mode et du design, permette di ammirare le opere di vari artisti in continua evoluzione. Percorrere questi particolari luoghi sarà come respirare l’aria di New York. Una impareggiabile mostra d’arte di strada da visitare assolutamente.
Rue des Frigos
Tra le più storiche mura dedicate alla street art, indubbiamente, spiccano quelle di questa interessante via che si trova nel dinamico e poliedrico 13° arrondissement della capitale francese. Una rivisitazione di luoghi e attività che vivono nuove vite, grazie alla geniale attività artistica di questi novelli pittori.

Rue de l’Ourcq
Le mura dell’antico canale Ourcq, una delle fondamentali via fluviale utilizzate per approvvigionare Parigi, oggi brillano e risplendono di magnifici esempi di street art. Opere artistiche sono, quindi, sparse lungo tutto il percorso e non mancheranno di sorprendere piacevolmente il visitatore.
Quai de Valmy
Nel 10° arrondissement parigino, si trova quai de Valmy, gioioso luogo dedicato alla street art. Nella più pura tradizione tanto cara a città come New York o a Lisbona, anche qui a Parigi, quella che viene chiamata semplicemente arte di strada, è in piena espansione e oggi gode di un riconoscimento artistico internazionale. Una attrazione turistica parigina che merita di essere visitata.





Tratto da https://www.vivaparigi.com/luoghi-street-art-parigi/, sito che si ringrazia
Leggi anche:
Su Ninconanco altri articoli, digitando le parole steet art nell’apposito spazio di ricerca.
Art 42: il museo di street art a Parigi
“Heroic Parade”, la più grande opera di street art d’Europa alle porte di Parigi
da ninconanco | Set 3, 2016 | Accademia, Album, Arte
LA STREET ART NON PUO’ CHE ESSERE EFFIMERA, COME TUTTO. LE OPERE NON HANNO VOCAZIONE DI ETERNITA’, FORSE L’ARTISTA. LA DISTINZIONE FRA MUSEO E STRADA E’ UN’INVENZIONE DEI GALLERISTI. SE L’OPERA DEPERISCE LA FOTOGRAFIA LA CONSERVA , ECCO UN’ALLEANZA UTILE PER FARE DI UN GRAFFITO SU UN MURO L’ICONA DI UN’EPOCA.
E’ il momento della street-art. Un susseguirsi di iniziative, non sempre disinteressate, rischiano di delimitare (stavo per dire circuire) un fenomeno spontaneo di creatività e di reattività all’esistente urbano, che non può essere eterodiretto, nè essere soffocato dai mercanti d’arte, ma per sua natura continuare a vivere alla luce del sole o all’addiaccio, esposto, come le sue opere, alle intemperie. Senza per questo sentirsi figlia di un dio minore, solo perchè è un’arte per nulla o poco pagata, tenendo fede alla sua natura e alla sua vocazione di arte altenativa a quella ufficiale, museificata, canonica. Sull’effimero nell’arte si è troppo parlato e scritto perchè valga la pena di ritornarci qui. E’ sufficiente che l’opera d’arte assolva qui e ora al suo compito, che in fondo, al chiuso o all’aperto, resta quella di far riflettere sul mondo e dove lo stiamo portando. Le opere non hanno vocazione di eternità, quella l’hanno gli artisti e gli illusi. Resta il fenomeno street art, in progressiva espansione, anche corrosiva, man mano che le periferie urbane degradano e le città, fra le loro pieghe scintillanti, nascondono muri che hanno la lebbra e miserie umane e violenza, endemiche e contaggiose come mai prima.

Luigi Armanni (foto Ninconcanco)
Il fenomeno degli artisti che ai mercanti d’arte preferiscono la strada, non per stato di necessità ma per scelta ideologica e canone estetico, nato negli USA all’inizio degli anni ’80, va osservato e capito. A quei tempi non sospetti poche erano le gallerie tra Milano, Roma e il sud Italia che davano spazio e visibilità ad artisti come A-One (Galleria Salvatore Ala) o Rammellzee (Galleria Lidia Carrieri), tanto per citarne due.

Luigi Armanni (foto Ninconanco)
In italia, due le esperienze più antiche e significative: i graffittari romani e i bolognesi: nel capoluogo felsineo la prima mostra Arte di Frontiera risale addirittura al 1984, coeva al periodo d’oro dell’arte graffita americana. Dal 2012 l’esperienza bolognese continua con il festival Frontier, durante il quale si realizzano su spazi comunali grandi murales che vedono all’opera artisti di tutto il mondo.
Per rimanere a Bologna, ho già ricordato la mostra di quest’anno Banksy & Co.(cfr.La rivincita della street-art) ospitata nelle sale del Museo della Storia. Street artisti trovano a Milano ospitalità permanente nei locali di un capannone industriale di Cormano, a due passi dall’autostrada, grazie alla intrapprendenza di Zakaria Jemai, un simpatico algerino che ama l’arte con l’interesse del mecenate. Vi potete trovare lavori di Tenia, Tilf, Emajons, Cane Morto. Un po’ meno disinteressati (ma ci sta) e sempre a Milano, si sono mossi Discovery e Real Time, con la manifestazione Muri DiVersi. Anche la sonnacchiosa provincia italiana nè è contaggiata: iniziative si sono tenute all’Aquila, a Lioni nell’avellinese, e altre sono annunciate. A Roma si è appena chiusa la mostra «Guerra, Capitalismo & Libertà», a Palazzo Cipolla con una contabilità da capogiro: quasi centomila presenze, in coda per vedere le opere di Banksy. Infine, voglio ricordare, anche se risale al 2014, “From Street to Art” : è stata la prima panoramica sulla Street Art italiana raccontata attraverso i lavori di 10 tra i migliori artisti contemporanei curata da Simone Pallotta e ospitata all’Istituto Italiano di Cultura di New York.

Il fenomeno oggi è di costume, e se n’è accorto Google, che nelle sue pagine di Art projet ha aperto alla street art pagine informatissime e graficamente impeccabili.
Gli interrogativi che a questo punto si pongono sono tanti. Il primis: si tratta di un movimento unitario? Dire graffittari, steet-artist o land-artist è dire la stessa cosa? Kentridge che ha “ripulito” 500 metri di argini sul Tevere quest’estate, è un graffittaro? Uno storico per immagini? E Christo come inquadrarlo? Solo un abile business-men dell’arte consumistica?
Per rispondere occorrerebbe rintracciare nel lavoro di questi artisti linee comuni, canoni condivisi, più che tecniche estemporanee (bombolette, stencil, interventi conformativi sul territorio o cos’altro). Gli impressionisti erano tali solo perchè dipingevano all’aperto? No!, evidentemente si definivano con un lessico familiare e condiviso, e non solo nella contrapposizione all’accademismo. Occorre anche, a mio avviso, sfatare il falso interrogativo che fa della allocazione inamovibile dell’opera un tratto distintivo ( dalla sua durata effimera già ho detto). Perchè le opere nelle chiese o quelle fragili non sono inamovibili, o quasi?
Ragiona il gallerista o il sovrintendente: come passare dal graffito (deperibile per definizione) all’opera d’arte museale (da conservare), senza snaturare il linguaggio effimero e immediato della street-art, il suo valore certamente estetico, ma anche di documento della storia della città, degli stili di vita e della dinamiche sociali, della evoluzione culturale che ci stanno dietro?

Domanda mal posta e fuorviante. Queste opere si distinguono, piaccia o non piaccia, perchè sono geolocalizzate. E’ questo un limite, almeno in astratto. Ma c’è una sostanziale differenza rispetto alle opere museali: il loro linguaggio racconta non il piccolo mondo antico ma la globalizzazione e ciò le sottrae dal rischio della irrilevanza fuori dal loro contesto di origine. Richiamandosi alla vita di tutti i giorni, a ciò che avviene per strada, a volta con ironia graffiante a volte con leggero sberleffo, queste opere hanno il pregio di essere capite da tutti, non necessitano di mediazioni, né aggiunge qualcosa al loro valore il nome dell’autore, spesso ignoto. L’opera si offre anonima ma ricca di senso e aperta, come spesso succede, alla profanazione di altrettanti sconosciuti, che la completano o ne alterano il significato, facendole vivere la trasformazione che potenzialmente racchiude. In questo, credo, sta il tratto distintivo della street-art: più che nella sua genesi nel suo destino, che è destino di fruizione e di intreccio con la cronaca prima che con la storia. Quindi opere giustamente effimere per vocazione non per disavventura.

Un lavoro di Banksy
Nonostante siano trascorsi parecchi decenni, nonostante la sempre più copiosa manualistica [puoi trovare riferimenti all’indirizzo http://legrandj.eu/article/i_graffiti_non_si_leggono_solo_sui_muri; oppure all’indirizzo http://www.swishertribe.com/art/i-10-libri-sulla-street-art-che-devi-assolutamente-conoscere/; da ultimo il libro di Ennio Ciotta per Dati editore: Street-art.La rivoluzione nelle strade] non esiste un’opera di sistematica valutazione critica della street-art. E’ una grave lacuna, in parte dovuta anche all’agire degli artisti di strada in maniera non coordinata, senza fare rete, alla luce di un nomadismo che non è solo nelle gambe, ma anche nell’idea di un irriducibile individualismo.
Accompagno l’articolo con alcuni contributi in cui street-art e fotografia si incontrano. Magari alcune delle opere qui riprodotte non sono più visibili o perché rovinate dal tempo o asportate. Ecco un’alleanza che andrebbe ricercata e promossa: la fotografia conserva e universalizza, tramanda e senza mummificare, anzi trasformando nei casi migliori l’immagine in icona, cioè nel massimo della astrazione e del significato universale.
Vi presento due serie. La prima a cura del fotografo Jean-Valentin Grigoras, con opere di Belin, Gnasher, Fintan Magee, Kobra, Baby Guerilla, Fintan-Magee.
La seconda di Ricardo Roquer, con opere di Inti Castro, Giudo Van Helten, Nils Westergad, Above.
Le foto che seguono sono di Jean-Valentin Grigoras

Edoardo Kobra e Ethnic Groups

Eduardo Kobra

Gnasher

Belin

Fintan-Magee

Baby Guerrilla
Le foto che seguono sono di Ricardo Roquer

Inti Castro, festival Urbanforms Polonia

Guido Van Helten

Guido Van Helten

Guido Van Helten

Guido Van Helten

Guido Van Helten

Nils Westergard

Nils Westergard

Nils Westergard

Above

Above

Above

Above prima

Above dopo