OROSCOPO

OROSCOPO

Segni Zodiacali , come riconoscerli? Vi sveliamo qualche trucchetto. Almeno avrete qualcosa da fare mentre fate la fila alla posta!

 

Il dubbio amletico su come riconoscere i segni zodiacali in fila alla posta ci assale di continuo.

L’umanità ha raggiunto traguardi scientifici impensabili. Ha esplorato tutto il mondo emerso e sommerso. Abbiamo la tecnologia intelligente, smartphone che ci permettono di avere il mondo in tasca, eppure.. non si capisce per quale debito karmico ci ritroviamo sempre in fila come l’uomo di Neanderthal. 

Come diceva il pirata Barbossa nel film La maledizione della prima fila:

“La fila ci mostra per quello che siamo in realtà…”

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Andiamo a scoprire il lato oscuro della fila

ARIETE | Il Super Sayan.

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L’ariete in fila lo riconosci. E’ calmo, paziente, non muove un muscolo. Aspetta in piedi. Non si siede. Si guarda intorno ed osserva tutto: l’impiegato che messaggia su whatsapp, il furbo che vuole saltare la fila, ma è impassibile, sembra un monaco buddista in meditazione. Sembra, perché in realtà sta caricando l’onda energetica di kittebbivi, che esploderà come il famoso Super Sayan di Dragon Ball. Provocherà lo sdegno di qualche anziano professionista della fila che commenterà dicendo che i giovani d’oggi sono: “scostumati e screanzati e non esistono più le mezze stagioni”.

TORO | Foodporn o Pornfood.

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Il toro è un segno calmo e paziente, sopporterà la fila con stoicismo, soprattutto per lavoro, essendo una persona seria e determinata in questo settore. Se la fila dovesse essere più lunga del previsto, utilizzerà lo smartphone per leggere i suoi blog di cibo preferiti Youporn oppure i suoi siti di Foodporn o Pornfood. Appunterà le ricette ed immaginerà la Clerici col suo seno burroso impastare gnocchi di giovedì o Alessandro Borghese sporco di farina che cucina la tacchinella in brodo e le sue passioni. Cibo e sesso, lo salveranno dalla mediocrità dell’ufficio postale.

GEMELLI Il furbetto che cerca di saltare la fila.

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Il gemelli è un impaziente di natura. Ha una vita frenetica, è sempre in giro a fare cose e vedere gente, per cui vive la fila come un castigo divino, qualcosa che bisogna evitare, per quanto possa essere una persona adorabile ed educata, ci proverà sempre a saltare la fila.

Dirà che conosce personalmente la signora Posta o la Signora Agenziadelleentrate. Che sono intimi amici , che si sono conosciuti al campo scuola , che vuole un attimo salutarla, oppure tirerà fuori  fiumi di parole, che manco i Jalisse potrebbero fermarli, riuscendo nel suo intento. Oppure rischierà il linciaggio, ma un gemelli sa sempre cavarsela, magari organizzando un gioco-aperitivo come nei villaggi turistici e la scamperà.

 

CANCRO | Il gattino con gli stivali.

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Il cancro è un segno tenero e paziente, ma determinato e con una personale visione della vita che qualche volta gli fanno pensare che è ingiusto, che tutta questa gente sia potuta arrivare prima di lui. Così cercherà d’ingraziarsi l’utenza con il suo fascino da boyscout. Racconterà che sua nonna è molto malata e deve andarla a prendere al centro anziani, dove la porta tutti i giorni per cercare di fargli rivivere le emozioni del tempo delle mele mature con altri vecchietti ed ora sta facendo tardi. A quell’età si sa, il tempo è prezioso, potrebbe essere l’ultima volta che vedrà Rose, la vecchietta scampata alla tragedia del Titanic. Metterà in scena questo romanzo harmony  affinché lo facciano passare avanti di loro “spontanea” volontà. Se non lo faranno, si lamenterà tutto il tempo e tirerà lunghi sospiri.

LEONE | Selfie da noia.

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Cooooosaaaa, io il re\regina della foresta devo aspettare qui, insieme a tutti questi plebei? Ma stiamo scherzando? Io ho una marea di cose importantissime da fare! Incapaci! Incompetenti! Maledetti! Fammi vedere che ore sono che,mi devo riorganizzare la giornata per colpa di questi sguatteri che non hanno niente da fare che mettersi in fila prima di me! Apro la fotocamera per vedere come stanno i capelli! Mamma mia quanto sono figo\a stamattina! Fammi fare un selfie che il mondo ha bisogno del suo sole oggi! Che fatica splendere! Ora ne faccio una con la faccia che sbuffa, ma simpatica, ora ne faccio un’altra con l’orologio in vista! Fammi provare quest’altra posa…

Impiegato: “Prego mi dica…”

Leone: “Ci facciamo un selfie con il pacco?”

BILANCIA | La dissimulatrice seriale.

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La bilancia è il segno della pace. Non sopporta i conflitti. Sopporterà lo stress della fila con calma ed educazione, sopporterà i furbetti, gli impiegati lavativi, le persone maleodoranti, i maleducati, il suo numero 347 ed il numero 3 sul tabellone e sopporterà pure la gastrite conseguente a questa giornata ed  a tutte le altre in cui non ha sfogato la rabbia repressa. Una tranquilla mattina di giugno pesterà con una mazza chiodata un tizio che gli passerà davanti per poi pulirsi dal sangue versato e si aggiusterà i capelli ed il vestito sgualcito, con la classe che la contraddistingue.

VERGINE | L’insostenibile imperfezione della fila.

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La vergine è un segno perfezionista e pignolo e dedito al suo lavoro. O meglio, la vita è il suo lavoro, ed il suo lavoro è la vita e la vita contiene il suo lavoro che è la vita etc. etc. Per questo prenderà sul serio anche la fila, la sopporterà, forse, parchè è l’unico momento in cui può stare ferma senza fare nulla, senza sensi di colpa. Forse la fila le piace, riposa o forse pensa:

“se solo si potessero ordinare tutte le persone per altezza e se quella signora tenesse il braccio fermo, potremo formare tutti una linea ideale. Oh che meraviglia! Chissà se su Amazon vendono queste macchinette con i numeri a led col pulsante per far scorrere i numeri, potrei portarla a casa e mettere in fila tutte le cose da fare ed ad ogni cosa completata, far andare avanti il numerino, che  dolce suono…”

SCORPIONE | Il ninja.

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Lo scorpione per principio morale cercherà di barare, per il puro gusto di farlo e perché non ha una gran riserva di pazienza. Saltare la fila e scamparla gli dà quel brivido tattico da manipolazione che lo fa sentire come un eminenza grigia, un potente burattinaio. Allora con parole di seduzione sussurrerà nelle orecchie degli altri utenti motivi per abbandonare la fila. Vi farà scambiare il biglietto numero 3 che avete in mano con il suo 75, facendolo sembrare un buon affare perché con i suoi occhini magnetici ed il suo fascino da chi insegna ai master in kamasutra, vi farà intendere un seguito peccaminoso fra di voi oltre la fila.

Ma se qualcosa dovesse andare storto, come l’impiegato che si accorge dei suoi loschi piani, la vendetta sarà tremenda. Gli lancerà un richiamo direttamente nell’ufficio del direttore, sarà silenzioso ed efficace come un ninja lancerebbe uno shuriken.

SAGITTARIO | La seppia.

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Il sagittario è un essere tormentato, se non bilancia bene le sue anime è come Dottor Jekyll e Mr Hyde,  ma metà uomo e metà cavallo. La sua reazione alla fila dipende da quale anima prevale quel giorno. Se prevarrà l’uomo allora sarà ragionevole ed educato, ma in ogni caso, se qualcosa riaccenderà il suo istinto di fiera, si comporterà come la seppia quando si sente attaccata. Prenderà la rincorsa e scaricherà una valanga di nero, per poi fuggire via. In questo caso, il nero della sua anima.

CAPRICORNO  | Il bimbo imbronciato.

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Il capricorno è un onesto e moralmente retto lavoratore. Rispetterà la fila con grande senso del dovere, lascerà passare avanti le donne incinte e gli anziani, si siederà, penserà a come incastrare i suoi impegni, a come far quadrare il lavoro. Ad un certo punto di quest’attesa seria e rigorosa, troverà la sua madeleine, come Proust, andrà alla ricerca del suo tempo perduto. Nessuno vedrà le lacrime della sua dolce malinconia, solo una faccia imbronciata.

ACQUARIO | Il tecnologico.

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L’acquario adora tutto ciò che è l’innovazione e soprattutto la tecnologia. Molto probabilmente ha trovato il modo di non fare la fila già nel ’98. Saranno stati acquario quelli che hanno inventato le app saltalacoda, l’accredito bancario, la modulistica online e tutto ciò che oggi ci permette di sentirci come nel film matrix. Se non dovesse trovare nessun escamotage tecnologico per saltare la fila, ascolterà i Pink Floyd ,The Piper At The Gates Of Dawn, e navigherà lontano con il suo smartphone  o con la sua fervida mente, o con entrambi…

PESCI | Alice e lo stregatto.

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Il pesci ha un buon carattere e spirito di sacrificio, stare in fila non gli peserà. Essendo amante della musica si farà prestare l’album dei Pink Floyd dall’amico acquario e metterà in scena, nella sua testa, la sua personale versione di Alice nel meraviglioso mondo delle poste italiane, dove incontrerà tutti i personaggi delle sue personalità multiple, fra cui lo Stregatto postino che perde le raccomandate, i gemelli  Ricevuta e Ritorno ed il famoso Affrancatore Matto.

Articolo a cura di Cinzia Candela per Neomag.it

                                                                         

AMELIO

AMELIO

Gianni Amelio: «Io, padre (e nonno) grazie a un dono speciale: mio figlio»

Il regista parla dell’omosessualità e del ragazzo affidatogli da un albanese ammalato: «L’ho adottato mentre giravo Lamerica. È lui che mi ha reso ricco dandomi una famiglia»

 
Gianni Amelio

Il romanzo che Gianni Amelio ha scritto per Mondadori, Padre Quotidiano, è la storia di un regista omosessuale che va in Albania per un film e finisce per adottare un ragazzo. È la sua storia, la storia di come fra il ‘93 e il ‘94 giròLamerica e la storia di Luan, che nel libro si chiama Arben, e che l’ha or ora salutato in un caffè di Milano, mentre Amelio, con la sua barba bianca, la sua aura da regista di film pluripremiati come Il ladro di bambini, Così ridevano, La tenerezza, per un attimo, sembra solo un padre che abbraccia suo figlio. Racconta lui: «Non si finisce mai di diventare altro. Io non avevo messo in conto di avere un figlio, poi l’ho avuto perché un padre me l’ha donato».

È successo davvero come nel libro, dove Ethem le affida Arben, dicendo: «Fino a oggi è stato figlio mio, da domani sarà figlio tuo»?

«Uguale, anche se non tutto ciò che è nel libro è accaduto. Ma Luan, come Arben, era un pastore e faceva la comparsa nel film. Suo padre, malato, ha affrontato un lungo viaggio per parlarmi. La frase mi è arrivata attraverso un interprete, priva di emozione, mentre gli altri albanesi già piangevano. Io non ho colto subito il senso, non capivo come un uomo potesse privarsi di un figlio. Ho sospettato un atto di egoismo o di mancanza di responsabilità. Invece, era un gesto di umiltà, il sacrificio enorme di chi lascia andare suo figlio per dargli un avvenire».

Lei che ha risposto?

«Cercai di prendere tempo. Guardavo Luan ed eravamo un uomo di quasi 50 anni che non aveva mai pensato di avere un figlio e un ragazzo di 16 che non aveva mai pensato di avere un altro padre. Lui quella frase non se la ricorda. Forse era troppo cruda, non voleva che gli arrivasse. Io capii che, adottando lui, adottavo un’intera famiglia: non potevo far pesare il distacco a nessuno di loro. Infatti, a Roma vennero anche i genitori, poi il papà è morto, la mamma oggi sta qui d’inverno».

Perché non aveva mai desiderato un figlio?

«Perché ho avuto un’infanzia dura, nella Calabria degli Anni ’50, che somigliava, per povertà, dignità e macerie, a quell’Albania del ‘93».

Nel libro, è «la Calabria dei miei affetti micragnosi».

«Mi pento dell’aggettivo. Non si adatta alla persona straordinaria che era mia madre: moglie a 16 anni, col marito emigrato in Argentina».

La ricerca del padre c’è in tutti i suoi film.

«Il mio mi è sempre mancato. È tornato che avevo 15 anni. Doveva aver vissuto come vivono qui i senegalesi. Tornava da sconfitto e io, da liceale lo intimidivo. Non lo diceva, ma si capiva. Ho reagito andando via, costruendo da solo. Con Luan, mi sono proposto di essere diverso: un padre quotidiano, presente nel momento necessario».

Perché disse sì a Ethem?

«Quello straniero preoccupato della morte me l’aveva ordinato. Rifiutare era vigliaccheria. Oggi si parla di accoglienza, io sull’accoglienza sono stato messo alla prova in modo violento».

Nessuno cercò di dissuaderla?

«Un amico mi disse: “Se adotti un adulto, non dai una famiglia, dai un’eredità”. Invece, è che Luan ha reso ricco me dandomi una famiglia. In pochi mesi, era già fidanzato con una polacca. Ora, hanno tre figlie, dai 14 agli 11 anni».

Anche lei ha dovuto imparare che, se ami un figlio, devi lasciarlo andare.

«All’inizio, lo proteggevo in mondo sbagliato, gli vietavo i lavori più umili. Oggi, è un bravissimo operatore video».

Avete subìto pregiudizi?

«Un’attrice mi scrisse in una lettera: “È un’abitudine di voialtri esibire come figlio il vostro amante”. Scrisse proprio “voialtri”, come quando si dice “una di quelle”».

Le fece male?

«Certe cose danno la possibilità di scremare le conoscenze. A volte, neanche sospetti l’abiezione altrui. Una persona mi ha domandato: “Non è pericoloso che un gay adotti?”. E io: lei ha figli? Sì? E quante volte ci va a letto?».

In Italia, le coppie omosessuali non possono adottare né ricorrere all’eterologa.

«Uno può anche scegliere di non avere figli, ma deve avere la libertà di fare quella scelta. Mi amareggia che esistano ancora battaglie da combattere».

Perché, nel 2014, ha fatto coming out?

«Non è che, prima, lo nascondessi. E, se anche ora parlo, è perché l’operaio ne ha bisogno, il maestro scambiato per pedofilo ne ha bisogno. Devo farlo perché io stesso sono in debito con gli omosessuali morti in modo violento, come Pier Paolo Pasolini».

La tenerezza del suo ultimo film c’entra con la paternità?

«Ispira un rapido gesto, ma valgono di più le carezze fatte senza accarezzare».

Articolo di Candida Morvillo per il Corriere.it

CON GIANNA NEL LETTO DI LUCIA

CON GIANNA NEL LETTO DI LUCIA

RINO GAETANO, ESSENZIALMENTE TU- LE FIABE AMARE DEL CANTASTORIE CALABRESE IN UN LIBRO DI MATTEO PERSICA.

 

DI LUI HA SCRITTO EMANUELE TIRELLI : “Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato di tutti i politici, Rino Gaetano è uno dei songwriter di culto della scena italiana. Ha cantato un’Italia grottesca negli anni della tensione e delle P38. Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte negli anni e saccheggiate senza ritegno.”

 

 

 “Chi vive in baracca/ chi suda il salario/ chi ama l’amore chi sogni di gloria/ chi ruba pensioni/ chi ha scarsa memoria”.” (da Il cielo è sempre più blu) 
“Falsifichi assegni cambiando grafia nel letto di Lucia/ dipingi scommetti e ti scordi la via nel letto di Lucia/ guarisce d’incanto la tua malattia nel letto di Lucia/ il prossimo anno ci porto tua zia nel letto di Lucia/ non trovi mai nebbia penombra o foschia nel letto di Lucia/ vorrei ritrovarti vorrei fossi mia nel letto di Lucia”. (da Il letto di Lucia) 
 

“E cantava le canzoni che sentiva sempre a lu mare”, quel limpido mar Ionio che bagna la città di Pitagora, salutata ben presto dal ragazzo alto, dinoccolato con una faccia da bimbo smarrito e la pelle bianca come il latte, che si trasferì nella capitale. Qui è divenuto il menestrello anarchico che intona la quotidianità con un ukulele in mano e un cilindro in testa. Si tratta di Rino Gaetano celebrato da Matteo Persica, giovane autore già noto per l’affascinante ritratto di Anna Magnani, in Rino Gaetano. Essenzialmente tu.

Raccogliendo materiale d’epoca e testimonianze di amici e colleghi di Rino, tra cui spiccano Domenico Messina, Franco Pontecorvi, alcune sue fidanzate e il produttore Giacomo Tosti, Persica ha voluto donare un atto d’amore al cantautore crotonese scomparso prematuramente, compreso e apprezzato troppo tardi. Alternando più voci, ma soprattutto rendendo vivido il pensiero di Rino, il biografo romano non presenta meramente il personaggio maledetto, che secondo i suoi detrattori si divideva tra droga, alcol e legami con la massoneria, ma tratteggia il ritratto del giovane autodidatta insinuandosi tra le pieghe più intime della sua esistenza. Dal distacco dalla terra calabra, che gli diede i natali, all’arrivo a Roma, dove trova evasione nella musica dando vita ai Krounks con la comitiva del muretto di via Cimone, alla breve sosta nel seminario di Narni per poi ritrovare se stesso nei versi che compone e sui palcoscenici che calca con la compagnia teatrale Il Carro di Tespi. Grazie a una ricerca accurata, durata tre anni, senza mai cedere alla fantasia, Persica, attraverso la memoria e gli sguardi degli amici, riesce a far pronunciare a Gaetano ciò che non ha mai detto nelle numerose interviste. Cresciuto a pane e Beatles, Rolling Stones, Rokes e Nomadi, ben presto si fa strada nei corridoi della Rca, frequenta il Folk Studio, appare sugli schermi delle tv nazionali sino ad arrivare sul palcoscenico di Sanremo.

Valori semplici che il cantautore ha urlato con compostezza sino in Messico, Cile e a Miami. Con quella voce graffiante che, influenzata positivamente dai padri del cantautorato italiano come Battisti, De André e De Gregori, ha lanciato messaggi rivelatisi profetici. Attuali tutt’oggi, a tal punto che, seppur sia venuto a mancare nel lontano 1981 a causa di un tragico incidente, episodio che suggella con delicatezza l’opera editoriale, è un po’ come sentirlo ancora canticchiare “se mai qualcuno capirà sarà senz’altro uno come me”. E, come per magia, grazie alla meticolosa semplicità di Persica, Rino Gaetano appare davanti agli occhi del lettore “chino sulla sua chitarra, con lo spirito imprigionato, in cerca di una rapida fuga, tra il desiderio di un futuro migliore e i giorni stanchi e misteriosi del presente”

 Articolo di Gabriella Cantafio Il Foglio 16 Marzo 2018

 

L’ARTE DI PICASSO FRA EROTISMO E DENARO

L’ARTE DI PICASSO FRA EROTISMO E DENARO

ALLA “TATE MODERN” DI LONDRA UNA MOSTRA RACCONTA IL 1932 DI PICASSO, UN ANNO D’ORO PER LA CREATIVITA’ DELL’ARTISTA, ALLA RICERCA DELLA FAMA E SOSPINTO DA UNA FORTE CARICA DI EROTISMO

 

picassoPablo Picasso: classica mostrona estiva, un nome che è una garanzia per riempire di visitatori qualsiasi museo. Potrebbe essere l’equivalente del “CinePanettone” per i cinema italiani a Natale. Apparentemente una scelta forse un po’ troppo facile per la Tate Modern (per la cronaca: le sale sono effettivamente davvero affollatissime!).  Non parliamo poi di scrivere qualcosa su Picasso, oceani di inchiostro hanno scandagliato ogni sua coordinata privata, politica o artistica che sia. Anche molti film ci hanno dato dentro, compresa la recente serie TV “Genius”.

E invece “Picasso 1932” (prodotta assieme al Musée National Picasso di Parigi, con la cura di Achim Borchardt-Hume e Nancy Ireson) non è affatto la tipica mostra “nazionalpopolare”. E’ invece un curioso e ben riuscito esperimento curatoriale di tipo “verticale”, ovvero l’analisi particolareggiata,  mese per mese, del 1932 e di cosa, in quel fatidico anno, il grande Pablo (cinquant’anni compiuti) ha combinato.

Picasso: Olga Khokhlova con la mantiglia

Inizia l’anno. La boheme è finita da un pezzo per lui, è già un artista celebre ed invidiato. Ha una moglie bella e famosa, la ballerina russa Olga Khokhlova, e un figlio, Paulo, che adora. Guadagna molto bene tanto da potersi permettere una bella casa e un’ automobilona con autista incluso.

picassoSa comunque che deve ancora conquistarsi la stima di parte della critica, soprattutto di quella che parteggia per Matisse, suo pericoloso rivale nello star system artistico parigino.

Alla Tate, stanza per stanza, viene meticolosamente rendicontato quanto e cosa Picasso artista produce: una quantità soprendente (e una qualità straordinaria) di disegni, dipinti e sculture. Sembra capace di realizzare anche quattro quadri importanti la settimana. Tanto per citarne uno, la sua celebre “Ragazza di fronte allo specchio” prodotta nel mese di Marzo ottiene clamore e grande apprezzamento. Qualcuno parlerà di “anno d’oro” per ciò che riguarda la sua creatività.

Picasso: ritratto di Marie-Thérèse Walter-1932

L’uomo Picasso invece, nel frattempo, intensifica la relazione (che comunque dura già da tempo) con Marie-Thérèse Walter, la sua attraente modella francese.

Compera un castello del settecento in Boisgeloup, in Bretagna, e ne fa il suo suo secondo atelier, dopo quello di rue La Boétie a Parigi. Parte dell’edificio diventa subito anche il nido d’amore che ospita la sua storia di passione per l’amante. Tutto ciò a dispetto del suo sincero attaccamento alla moglie (pare sia un fenomeno questo che è successo, e succede, a molti….).

picassoLavora come un dannato per la sua grande retrospettiva di Giugno programmata alla Galeries Georges Petit. E’ influenzato in questi mesi dalle stampe giapponesi erotiche (note come shunga) e da alcuni notevoli filmati realizzati da Jean Painlevé. Nasce, tra molte altre, l’opera “Donna seduta su poltrona gialla”.

Quando finalmente è il momento dell’inaugurazione c’è tutto il beau monde che conta ma lui manca perchè ha deciso di andare proprio quella sera al cinema. I danni della Grande Depressione sono ancora presenti e incombono sui mercati europei che sono ancora molto incerti. Le vendite non decollano affatto e la Gallerie Petit chiuderà per sempre nel 1933.

Picasso con Marie-Thérèse

Lui qualcosa comunque lo vende lo stesso e ritorna a Boisgeloup dove si dedica a nudi femminili e soggetti di carattere marino. E soprattutto, furiosamente, disegna con il carbone su delle tele bianche e su carta. I suoi schizzie su carta di quel periodo compongono oggi volumi e volumi.

picassoInizia anche a lavorare sul tema della crocifissione ispirandosi al trittico di Ishenheim fatto da Grünewald.  La sua ricerca intanto è recensita, con sua grande gioia, da Andrè Breton sulla prestigiosa rivista “Minotaure”. Dipinge anche “Il salvataggio” che sarà poi il punto di partenza per la madre e il fanciullo dell’opera “Guernica” (dipinta nel 1937).

Intanto i casini della sua vita privata sono subdolamente in agguato. Marie-Thérèse rimane incinta (nascerà la figlia Maya). Olga lo viene a sapere, lo lascia e si sposta nel sud della Francia con il figlio. Per Picasso è una perdita e un dolore che lui stesso definisce come uno dei più terribili della sua intera vita.

Le cose cambiano non solo per l’artista. La disoccupazione è molto alta ovunque, la crisi economica non è passata, il fascismo è di moda in Europa, la tragedia della Guerra Civile spagnola è prossima e così anche l’ascesa di Hitler in Germania. L’anno si chiude tra tristezza e profonda inquietudine: un mondo sembra finire e quello che deve ancora arrivare promette di essere pieno di oscure (e fondate) minacce.

riello

Antonio Riello

Vale la pena di vedere questa mostra per le tante e magnifiche opere presenti (ce ne sono anche parecchie realizzate negli anni precedenti). Si esce dalla mostra con un po’ di sgomento perchè viene da pensare proprio al contesto dei nostri giorni e questo accidentale e drammatico rimando all’attualità ha, bisogna ammetterlo, un suo sinistro sottile fascino.

Articolo di Antonio Riello per Dagospia

Mostra: PICASSO 1932 – LOVE, FAME, TRAGEDY Tate Modern, Londra, fino al 9 Settembre 2018

 

PAPA E ADRIANA

PAPA E ADRIANA

AMORE SENILE, DOCILE MELANCONIA PRIMA DEL CREPUSCOLO, TRAGICO E VIOLENTO PER ENTRAMBI- LA STORIA DEGLI ULTIMI ANNI DI HEMINGWAY E ADRIANA, RAMPOLLA VENEZIANA IN UN LIBRO DI ANDREA DI ROBILANT

 

Andrea De Robilant, giornalista e scrittore romano

Lo ha scritto in inglese perché destinato al mercato americano. Poi, mercè l’ aiuto della moglie, lo ha tradotto in italiano. Ne è venuto fuori Autunno a Venezia – Hemingway e l’ ultima musa (Corbaccio, pagg.266, euro 19,90) scritto da Andrea Di Robilant, giornalista che ha vissuto e respirato l’ aria anglosassone, ma potrebbe essergli stato ispirato da Papa Hemingway in persona tanto è intimo e vissuto in diretta.

Adiana Ivancich

È la storia – poco nota – dell’ ultima fase nella vita di Hemingway, quella forse più dolorosa e sanguinante. Con Adriana Ivancich – splendida ragazza diciottenne che Papa conosce una sera di pioggia – lo scrittore ritrova la sua ultima musa, colei che lo avrebbe aiutato a riscoprire la vena narrativa assopitasi dopo circa dieci anni di inattività rispetto a Per chi suona la campana (1940). Papa aveva ormai cinquant’ anni, l’ età del bilancio e dell’ amarezza, che si insinua nell’ anima camuffandosi da malinconia inspiegabile.

Adriana, rampolla di una famiglia veneziana, aveva gambe snelle, un profilo che avrebbe fatto innamorare chiunque, e capelli neri, densi come il velluto. Il matrimonio di Papa con la quarta moglie Mary non andava più così bene. Le loro vite erano separate.

Lui preferiva Venezia, diviso tra il Gritti – un albergo affacciato sul Canal Grande e le sue acque color del vino – e l’ Harry’ s, il bar dove i camerieri e il maitre erano diventati suoi sodali. Mary amava sciare e trascorrere gran parte dell’ anno a Cortina dove avevano una casa. Questo treno di vita da separati rese galeotta la storia con Adriana, che sarebbe divenuta la Renata di Di là dal fiume e tra gli alberi. Nel libro si narra la storia di un colonnello dell’ esercito americano malato, a cui la guerra ha lacerato l’ anima. Renata è il suo ultimo grande amore. Sarà un libro considerato da molti critici una prova stanca di Hemingway, ed in più farà scandalo.

hemingway adriana

Adriana con Papa Hemingway

In una città come Venezia non si accettava che una delle sue ragazze venisse messa così in esposizione, chiamata Daughter – figlia – ma dipinta come un’ amante disinibita. In realtà – lo dice lo stesso Andrea Di Robilant, nipote di un compagno di bevute di Papa – quel libro – che forse non piacque neanche a Nanda Pivano – fu «il solo modo per Hemingway per liberarsi definitivamente dai fantasmi che la guerra gli aveva lasciato, e che per lui si erano mutati in strascichi dolorosi. Dopo quel libro si sentì libero, più pronto a rivedere tutto ciò che era stato prima».

hemingway adrianaAdriana verrà con lui alla Finca Vigìa a Cuba (la sua casa tenuta), dove Papa la voleva vicino avendole delegato le copertine sia di Di là dal fiume e tra gli alberi (1950) ma soprattutto di Il vecchio e il mare (1952). I grafici della Arnoldo Mondadori avevano mal accettato l’ intromissione di questa giovane musa da cui Papa appariva soggiogato. Quando lei era presente, Hemingway scriveva con una limpidezza classica capace di far fare alle parole tutti i giri della corrente del Golfo. Ciò fu possibile soltanto grazie ad Adriana.

Il libro di Di Robilant ha potuto scavare dentro questo rapporto così profondo e inusitato – che forse non rovinò nella fisicità del sesso – grazie ad un atout estremamente prezioso, le lettere scritte da Hemingway a Adriana, ancor oggi inedite, che la Hemingway Foundation ha reso accessibile a Di Robilant. Sono scritte in un inglese che fa capire non soltanto come Papa riuscisse a manipolare le parole ma così intime e personali da rivelarci chi fosse lo scrittore e l’ uomo: geniale, infantile, capriccioso, e profondamente generoso.

HEMINGWAY COVERPapa fu al centro – proprio in quegli anni – di una controversia accesa tra un giovane e già tenace Giulio Einaudi e un sardanapalesco Arnoldo Mondadori che pagava fior di quattrini pur di non perdere uno scrittore tanto amato e letto come mai nessun altro in Italia in quel momento.

Quasi nessuno sa che Hemingway accettò di permutare parte del proprio imponente credito in diritti con Giulio Einaudi ricevendo – al posto di cinque milioni di vecchie lire degli anni ’50 – le azioni per un valore corrispondente della casa Editrice Einaudi, di cui per molto tempo a venire divenne uno dei principali azionisti. Lui, Papa Hemingway, primo azionista di una casa editrice “comunista”! Il biografo dice – giustamente – che se lo fece, fu perchè in qualche modo voleva lasciare qualcosa ad Adriana, che peraltro non smise mai di sostenere economicamente. Fino al matrimonio, sfortunato, di lei.Papà si ammazzerà con un colpo di fucile e Adriana si impiccherà nel 1983.

Articolo di ALBERTO PEZZINI per Libero Quotidiano

 

 

 

 

 

 

 

 

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